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Giuseppe Conte, il premier regna sulle debolezze altrui. Adesso rischia davvero

II premier presto dovrà fronteggiare gli effetti della crisi economica. E rischia sul serio

Riccardo Mazzoni
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Lo spettacolo di quart'ordine andato in scena col rinnovo dei presidenti delle commissioni parlamentari è lo specchio fedele della cifra politica di una maggioranza che si ricompatta solo quando c'da tenere in piedi il governo, ma un minuto dopo ricomincia a litigare più e peggio di prima. Per questo Conte può galleggiare sulle macerie della sua coalizione come il calabrone che continua a volare sfidando le leggi della fisica.

L'ultima settimana parlamentare è stata la dimostrazione plastica di un equilibrio paradossale che regge nonostante tutto: il Senato ha dato via libera allo scostamento di bilancio - che richiedeva la maggioranza assoluta - con 170 voti, ben dieci oltre la soglia richiesta, dunque una sorta di trionfo politico salutato infatti da un applauso liberatorio. Ma nelle ore successive le commissioni sono diventate tanti gironi infernali che hanno lasciato sul campo diversi feriti ravi e una vittima eccellente: l'ex presidente del Senato Grasso, con la successiva pantomima del ministro Speranza che ha abbandonato per protesta il Consiglio dei ministri. Una mossa poco più che folkloristica, vista l'irrilevanza politica e numerica di Leu.

In realtà, l'irrefrenabile deriva della maggioranza nasce dall'implosione ormai conclamata dei Cinque Stelle, entrati in Parlamento come un elefante in cristalleria e ora convertiti alle più deteriori pratiche correntizie, spaccati tra govemisti e sovranisti, tra contiani e dimaiani e privi da tempo di un leader in grado di fare sintesi, con l'Elevato pago dell'accordo strategico col Pd e Casaleggio derubricato a convitato di pietra sempre più ininfluente. Per cui concordare con loro anche solo un banalissimo manuale Cencelli per spartirsi le commissioni diventa, come si è visto, un'avventura dagli esiti imprevedibili. Un'autentica babele, insomma, in cui può sempre accadere di tutto, tanto che il Pd si è perfino spinto a inserire nella risoluzione sullo scostamento di bilancio la richiesta al governo di utilizzare i fondi del Mes senza che i grilli ni neppure se ne accorgessero. Con una maggioranza impegnata nelle imboscate e nei veleni quotidiani, le emergenze del Paese restano inevitabilmente sullo sfondo, a partire dalla crisi economica - il Pil crollato del 12% - e dai flussi migratori che, combinati con i nuovi focolai epidemici, si stanno trasformando in un mix esplosivo per la tenuta sociale del Paese. Conte, che si è ritagliato in questi mesi una furba equidistanza tra Pd e Movimento, finora è riuscito a tenersi fuori anche dalla palese inadeguatezza del governo che dirige, per cui se l'immigrazione è fuori controllo il problema è tutto del Viminale, e se le scadenze fi primo nodo è venuto al pettine ieri, col richiamo di Mattarella, finora silente nume tutelare del premier, che ha suonato la sveglia del Mes, dicendo che l'Italia «ha il dovere di utilizzare i fondi europei in modo tempestivo, concreto ed efficace».

Difficile far cadere questo autorevole appello nel nulla, ma una decisione andrà presa. Certo, Conte può sempre farsi scudo del lockdown elettorale, visto che a causa del combinato disposto tra referendum sul taglio dei parlamentari (il si richiederà due mesi di aggiustamenti tecnici e una nuova legge elettorale), la Finanziaria e il semestre bianco (inizierà il 31 luglio 2021), ipotizzare elezioni anticipate è solo un'utopia.

In verità, una finestra nella prossima primavera ci sarebbe, ma con almeno due terzi dei parlamentari sicuri di non essere rieletti, la legislatura è comunque destinata ad arrivare fino in fondo. Ed è in questo dettaglio che si nascondono i veri pericoli per il premier: al riparo dallo sfratto anticipato, questo Parlamento campione di trasformismo sarebbe disposto a votare la fiducia a qualsiasi nuovo governo nato in laboratorio. Gli alchimisti, da Di Maio a Renzi, sono in azione da tempo, e di «responsabili» alla bisogna se ne troveranno a frotte. Se Conte non sarà in grado di reggere l'urto della crisi d'autunno, quindi, ne vedremo di tutti i colori. Ben oltre il giallo, il verde e il rosso.
 

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