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Open Arms, povero Matteo Renzi. Così ha ammazzato pure se stesso

Massimiliano Lenzi
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Errare è umano ma perseverare è diabolico. E Matteo Renzi, purtroppo per lui e per il suo consenso politico, ha perseverato. Dopo aver diviso l’Italia sulla riforma costituzionale e sul referendum del dicembre 2016, chiamando il Paese ad un voto binario - o con lui o contro di lui - e perdendo abbondantemente, dopo aver giocato Silvio Berlusconi sulla scelta del presidente della Repubblica, mollando Giuliano Amato (che piaceva al Cavaliere) e puntando su Sergio Mattarella, oggi Renzi si fotte Matteo Salvini decidendo di mandarlo a processo ma non accorgendosi, in questo modo, di fottere anche se stesso. Non perché Renzi abbia la stessa linea di Salvini sulla immigrazione, questo no, i due sono divisissimi e distanti sul come governarla.

Ma perché - e qui l’errore è politico e quindi imperdonabile - liquidando Salvini l’ex premier fiorentino, anzi di Rignano sull’Arno, consegna le proprie opzioni politiche presenti a quelli che saranno i suoi carcerieri e liquidatori (si parla politicamente) in un prossimo futuro: Giuseppe Conte, i 5 Stelle, il Partito democratico e la sinistra. Se c’e qualcuno che non sopporta il renzismo (e pure il salvinismo) sono infatti queste parti politiche, oggi al Potere. E lui, il Matteo fiorentino, che fa? Mette sotto il più debole del momento, Salvini, commettendo quattro errori politici (da bocciatura) in un colpo solo. Il primo, dare fiato alla via giudiziaria rispetto alle scelte politiche quando si parla di come governare l’immigrazione.

Il secondo: consegnarsi mani e piedi a Giuseppe Conte, premier a cui Renzi ha concesso i pieni poteri dopo aver detto che faceva nascere il suo governo, appoggiato da Pd, 5S e sinistra, per impedire i pieni poteri a Salvini. Terzo: perché la posizione di Italia Viva, il partito di Renzi, secondo cui il governo passato di Giuseppe Conte con 5S e Lega, sarebbe responsabile come Salvini delle scelte sulla linea dura per sbarchi e immigrazione, è una illusione. Conte non finirà mai a processo per quelle scelte politiche.

Quarto: chissà, forse Renzi spera in un governo allargato a Forza Italia per smorzare il giacobinismo di 5 Stelle, Pd e sinistra. E magari crede che indebolendo Salvini questo diventi possibile. Come direbbero a Roma, anche questa è una fregnaccia. Magari il governo allargato nascerà pure (noi non ci crediamo, sia chiaro) ma Italia Viva e Renzi non guadagneranno un voto da tutto ciò. Troppo cinismo, sui tempi lunghi, infatti viene a noia anche ad un popolo avvezzo ad aspettarsi di tutto dalla politica, come il nostro. Gli italiani.

Per queste ragioni Renzi ieri, dando il ko a Salvini, ha firmato anche il proprio harakiri politico. Magari a Italia Viva daranno qualche posto di potere nell’immediato, ma l’idea di Paese e di riforme che era alla base della rottamazione e del riformismo del primo Renzi è scomparsa, tramutata in sopravvivenza e nulla più. Senza contare che oggi precludersi una via d’uscita, seppur con un leader come Matteo Salvini lontano anni luce da certe idee sull’Italia di Renzi, equivale a suicidarsi politicamente. Per queste ragioni con il sì al processo a Salvini votato ieri, anche da Italia Viva, non va in crisi un Matteo solo, ma ne vanno in crisi due. Salvini e Renzi. E chissà come starà gongolando Giuseppe Conte in queste ore: lui, che si è fregato due Matteo con una fava sola. E si è tenuto pure i poteri dello Stato di emergenza. 

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