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Scostamento di bilancio, numeri risicati in Senato: stavolta Conte può cadere

Dario Martini
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Se il centrodestra vuole mandare sotto il governo Conte e spianare la strada alle elezioni, l’occasione buona si presenterà domani al Senato, quando si voterà lo scostamento di bilancio (il terzo da marzo). Il governo chiede di potersi indebitare per altri 25 miliardi di euro. Sosterrà che è necessario per non far crollare l’economia martoriata dall’emergenza coronavirus.

E si appellerà al senso di responsabilità delle opposizioni. Perché sa che senza una mano del centrodestra il rischio di andare sotto è reale. FdI, Lega e Forza Italia hanno già fatto sapere che garantiranno il loro apporto a determinate condizioni. Il loro appoggio, quindi, è tutt’altro che scontato.

Il premier Conte ha bisogno di 160 voti per far passare lo scostamento. Si tratta della maggioranza assoluta dei componenti di Palazzo Madama. Una soglia che si è abbassata di un’unità a giugno, quando il numero dei senatori è passato da 320 a 319, a causa della scomparsa di Stefano Bertacco di FdI.

I partiti della maggioranza dovranno assicurarsi che tutti i loro senatori non disertino l’appuntamento. E, soprattutto, dovranno sperare che nessuno si senta male. Le nuove regole anti-Covid non transigono. I parlamentari anche solo con qualche linea di febbre verranno lasciati alla porta.

Nella maggioranza c’è chi giura che non ci sono rischi e che verranno raggiunti 164 voti. Dovranno faticare per riuscirci. La somma dei senatori di Pd, M5s, Italia Viva e Leu fa 153. Ammesso che domani siano tutti presenti, avranno bisogno di altri 7 voti. I giallo-rossi andranno a cercarli nel gruppo per le Autonomie e nel Maie. E tra i 6 senatori a vita, dei quali però 3 non votano praticamente mai (Napolitano, Rubbia e Piano), mentre gli altri 3 (Monti, Segre e Cattaneo) non fanno mai mancare il loro apporto nei momenti più delicati. Resta da vedere quale posizione prenderanno altri onorevoli del Misto, come Bonino (+Europa) e Richetti (Azione). Gli occhi saranno puntati anche sui tre fuoriusciti di Forza Italia (Romani, Quagliarello e Berrutti), che pochi giorni fa hanno creato un’altra componente del Misto dal nome «Idea-Cambiamo» (per fortuna non hanno invertito l’ordine delle parole).

Nonostante si ostenti sicurezza, a preoccupare la squadra di Conte sono tutti gli ultimi voti di fiducia in Senato. In nessun caso è stata superata la soglia dei 160 voti. Il dl Intercettazioni è passato con 156 voti favorevoli (20 febbraio), il Milleproroghe con 154 (26 febbraio), il Cura Italia con 142 (9 aprile). Il dl Covid con 155 (21 maggio), il dl Scuola con 148 (28 maggio), il dl Liquidità con 156 (4 giugno), il dl Elezioni con 158 (19 giugno). L’ultimo voto rassicurante risale all’approvazione a dicembre della finanziaria (166 favorevoli).

In tutte queste circostanze bastava la maggioranza dei presenti, motivo per cui il governo si è salvato. Stavolta, come spiegato, bisognerà raggiungere 160 voti. Nei mesi scorsi sono stati approvati altri due scostamenti di bilancio e, in entrambi i casi, sono passati all’unanimità.<ET>Le circostanze, però, è erano diverse. Erano i mesi dell’emergenza, quando i bollettini giornalieri segnavano centinaia di morti. Oggi, il centrodestra pretende rassicurazioni dal governo su come spenderà i 25 miliardi che chiede. «Se pensa di pagarci consulenze e bonus monopattino il nostro voto se lo scorsa», ha avvertito la Meloni, che insieme a Salvini e Berlusconi chiedono interventi seri sul fisco, dal rinvio delle scadenze all’abbassamento delle tasse.

La maggioranza, consapevole dei numeri in bilico, sta pensando ad altre «ricompense» per l’opposizione. In questo senso, l’ipotetica offerta al forzista Renato Brunetta della presidenza della commissione monocamerale per la gestione dei fondi del Recovery Fund potrebbe servire ad «ammorbidire» la posizione degli azzurri. Chissà se basterà.

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