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Conte mai così in bilico. Senato thriller, il premier trema sul bilancio

Il premier tira dritto sulla proroga dello stato d'emergenza. Ma col voto di mercoledì rischia

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 Dopo la difficile trattativa in Europa, Giuseppe Conte si appresta a giocare l’ennesima partita "della vita" in Parlamento. Per il premier, infatti, inizia domani una settimana di fuoco. "Nessun inciampo, tutto filerà liscio. Alla fine non succederà nulla", azzardano ottimisti dalla maggioranza. Ma, soprattutto in Senato, la coperta è corta e il rischio "scivolone" esiste ed è concreto. 

 

Il presidente del Consiglio domani alle 16.30 svolgerà nell’aula di palazzo Madama le sue comunicazioni sulle «ulteriori iniziative» che il Governo intende adottare in relazione all’emergenza Covid 19. L’ipotesi resta quella di prorogare lo stato d’emergenza, in scadenza il prossimo 31 luglio, al 31 ottobre. Conte, in occasione della riunione del Consiglio dei ministri prevista per domani alle 10.30 svolgerà un’informativa per aggiornare sugli ultimi dettagli i colleghi di Governo, poi parlerà ai senatori. Seguirà il voto delle risoluzioni. La maggioranza sembra compatta: «Stiamo scrivendo insieme il testo», viene spiegato. Per far digerire ai più scettici - dem e renziani in testa - la proroga, la risoluzione conterrà «molti paletti» in modo da non lasciare eccessivo 'potere' a Conte. Tra le possibilità, ad esempio, c’è quella di prevedere nuove limitazioni di libertà fondamentali solo per specifici ambiti territoriali, e non sull’intero territorio nazionale. Il lavoro degli sherpa è ancora in corso, ma non dovrebbero esserci grossi problemi. Passato l’esame parlamentare, poi, un nuovo Cdm mercoledì potrebbe ratificare la decisione.

 

 Calcolatrice alla mano, invece, per il voto di mercoledì. Il Governo si appresta a chiedere un nuovo scostamento di bilancio da 25 miliardi e per ottenere l’ok, serve la maggioranza assoluta delle Camere. Il centrodestra ha votato le due precedenti richieste, ma ora Lega, FdI e FI chiedono garanzie e avanzano distinguo. «Se accettano le nostre proposte bene, altrimenti "mani libere"», filtra da Matteo Salvini e anche Giorgia Meloni chiede impegni precisi. «Non voteremo sì a scatola chiusa», insiste FI. L’alert tra le fila della maggioranza, comunque, è già partito. Anche in questo caso è a palazzo Madama che "si balla". Per raggiungere quota 162 senza aiuti da parte delle opposizioni è richiesta la presenza di tutti, anche dei senatori membri del Governo. 

Potrebbe essere l’ennesimo scampato pericolo, poi, quello che riguarda il voto dell’aula del Senato per mandare Matteo Salvini a processo in merito alla vicenda Open Arms. Dopo aver deciso di non partecipare al voto nel corso della giunta per le Elezioni e le Immunità facendo tremare Conte adducendo tra le motivazioni della scelta «la non esclusiva riferibilità all’ex Ministro dell’Interno dei fatti contestati», adesso Matteo Renzi e i suoi - secondo quanto apprende LaPresse - sembrano pronti a dire sì, non spaccando, quindi, la maggioranza. Trattative ancora in atto, poi, per quel che riguarda il rinnovo dei presidenti delle commissioni parlamentari. Il voto dovrebbe tenersi mercoledì sera, dopo il rinvio delle scorse settimane, ma ancora è stallo. Verso un rinvio a settembre poi, del dossier che riguarda la legge elettorale e maggioranza ancora spaccata con Iv che non intende cedere sul no al proporzionale. 

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