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Il punto fermo dev'essere la fine del privilegio per i Benetton

Fabrizio Cicchitto
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Caro direttore, il sottoscritto riconosce di essere un autentico disadattato nei confronti del sistema politico uscito dalle elezioni del 2018 e anche dalle Europee del 2019 segnate dalla vittoria della Lega versione Salvini e dal Movimento 5 stelle. Nel merito poi non condivido i due provvedimenti presi dal precedente governo e confermati dall’attuale, cioè il reddito di cittadinanza e ancor più quello su quota 100. Poi se rispetto alla Lega posso condividere alcune riflessioni fatte da Giorgetti e da Garavaglia rispetto al M5s confesso di non condividere praticamente nulla.

 

 

 

Detto tutto ciò per non suscitare equivoci, devo dire però che su una cosa i grillini hanno molte ragioni ed è la critica al sistema delle concessioni autostradali nel quale ASPI di Benetton è ingrassata facendo però un sacco di pasticci fra cui quel disastro che è stato il crollo del ponte di Genova. Il tema, a onor del vero, non riguarda i soli Benetton, che però ne sono stati i principali utilizzatori, per non suscitare equivoci non usiamo l’espressione «utilizzatori finali». Diciamoci un’amara verità: nel quadro dell’operazione privatizzazioni iniziata bene, proseguita male e finita malissimo (nel senso che il settore della pubblica economia è stato letteralmente depredato da «capitani coraggiosi» di vario tipo), le concessioni autostradali sono state letteralmente svendute ai privati: è stato creato un sistema nel quale i concessionari hanno goduto di profitti ineguagliabili da nessuna azienda manifatturiera normale potendo gestire l’aumento delle tariffe con pochi vincoli; le facoltà di controllo del ministero dei Trasporti sono state letteralmente azzerate e certamente non ripristinate dai ministri grillini. I concessionari fanno letteralmente quello che vogliono per collaudi e manutenzione. Per di più avendo alle spalle tutto ciò hanno costruito, evidentemente col consenso dei precedenti governi di centro-destra e di centro-sinistra, un meccanismo infernale per cui c’è il rischio che l’interruzione delle concessioni comporti anche oneri incredibili per lo Stato anche in presenza di una situazione limite qual è quella che si è verificata in Italia: il crollo di un ponte, quello di Genova, del quale Autostrade ha avuto l’integrale gestione e dovrebbe avere anche le conseguenti responsabilità. Infatti, fino a prova contraria quel ponte non è crollato per una bomba o per uno tsunami.

È anche incredibile che rispetto ad un così evidente patto leonino, consolidato con mille marchingegni e stratagemmi, finora la magistratura italiana non sia intervenuta. Siamo in attesa del suo intervento a proposito del crollo. Allora non solo i grillini, ma qualunque forza politica, qualunque giornale realmente indipendente (vero Repubblica?) o anche singoli cittadini i quali non sono stati finanziati da questa piovra devono porre il problema di smontare questo autentico mostro. A nostro avviso le ipotesi possono essere due, o la revoca della concessione o, come minimo, che l’attuale proprietà non abbia più la maggioranza di Autostrade. Soluzioni diverse significherebbero una sola cosa: che nessuno venga a fare il moralista rispetto al passato perché il presente è certamente peggiore.
 

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