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Propaganda a Palazzo Chigi: sull'invito al centrodestra Giuseppe Conte fa il gioco delle tre carte

Francesco Storace
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Invito o provocazione? Difficile capire che cosa pretenda il premier dalle forze di opposizione al suo governo che pure non hanno fatto prevalere certo la faziosità nei voti sugli scostamenti di bilancio (senza il centrodestra non sarebbero passati con la maggioranza necessaria). Se oggi il governo Conte gestisce una enorme massa di miliardi di euro è accaduto proprio per amor di Patria da parte delle minoranze parlamentari. Ma ancora una volta l’anima maligna di Rocco Casalino si è impossessata delle corde vocali del presidente Conte ed è ripartita la guerra di propaganda tra maggioranza e opposizioni di centrodestra.

A scatenare il nuovo conflitto quell’invito, non propriamente diplomatico. Del tipo “venite a Palazzo Chigi senza fare tante storie”. La sera prima per la mattina dopo. Magari pretendendo pure il ringraziamento. E bacchettando i rei di lesa maestà. Ma le cose vanno raccontate per bene anche se si indossa la casacca del premier. Se il centrodestra – e unitariamente – ha risposto picche alla “convocazione” a Palazzo Chigi non è accaduto per un capriccio. Perché finora la disponibilità a lavorare per il bene dell’Italia è stata considerata da Conte in una modalità alquanto stravagante. E probabilmente legata solo ai saggi consigli del presidente Mattarella: è l’Abc della politica quello che pretende il massimo di concordia nelle fasi di emergenza nazionale.

Ma Conte non ci sente da quest’orecchio. La sua è solo ammuina. Perché è ossessionato dai movimenti per buttarlo già dalla poltrona di Palazzo Chigi. Il premier il problema ce lo ha in casa, tra Cinque stelle e Pd, e persino con le incursioni di Matteo Renzi. Caccia allo scalpo, senza nemmeno nascondersi. Lo scontro aperto in maggioranza è su tutto, basti pensare al Mes come alle concessioni autostradali. E’ vero che la politica ormai è a respiro quotidiano, ma è stato impressionante il fuoco di fila grillino “non arretreremo di un millimetro”. Al tempo della serietà, una frase del genere bastava per far cadere un governo. Ora sembra una barzelletta.

Ovvio che Conte butti la palla in tribuna. E che Rocco Casalino si diverta ad affrescarne il pensiero, persino col richiamo ad Ecce bombo. L’opposizione chiede un documento da valutare anche perché è il premier a dire di avere una strategia, ma pare che non si possa leggere nulla prima di vedersi. Il rischio è che qualunque cosa Conte invii nero su bianco all’opposizione possa fare infuriare le truppe di maggioranza.

E allora giù con le provocazioni. “Mi si nota di più se vengo o se non vengo?”, si è messo a ironizzare un presidente del Consiglio che pare aver dimenticato il periodo che passa la Nazione. Anche perché si becca, a proposito del film di Nanni Moretti, l’accusa di inconcludenza a suon di “fa cose, vede gente”, sibilato dalla forzista Ronzulli.

Buttare la palla in tribuna non serve, presidente Conte, e le opposizioni non si chiamano con un fischio. Il centrodestra fa sapere – dopo le consultazioni tra Salvini, Meloni e Tajani – di essere pronto a incontrare il Presidente del Consiglio la prossima settimana. Ma prima il postino di Palazzo Chigi deve recapitare un documento di proposte. Altrimenti finisce come al solito. Con i voti di fiducia in Parlamento che non è esattamente il massimo per invocare collaborazione da parte di chi preferisce continua a giocare da solo, come testimoniano quelle battute assolutamente irriverenti. E gli elettori del centrodestra lo hanno capito senza bisogno di interferenze interessate. Anche qui, quando Conte si rivolge incredibilmente a chi vota Lega, Fdi e Fi, commette un grossolano errore politico. Ma probabilmente è sempre la regia di Casalino a offrire veleno da servire. Ma non serve a nulla.

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