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Chiamatelo decreto complicazioni. La legge sblocca-Italia è un pastrocchio

Franco Bechis
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Nella notte il consiglio dei ministri ha partorito quella che Giuseppe Conte ha definito «la madre di tutte le riforme»: il decreto semplificazione. Conosciamo il testo in entrata, non quello in uscita che secondo tradizione di questo governo può cambiare ancora per molti giorni prima di giungere stremato alla firma del Capo dello Stato.

 

C'è una fondata probabilità che quel testo si complichi ancora di più. Ma già così è un capolavoro. Spiace rovesciare sui nostri poveri lettori geroglifici che non possono trovare traduzione, ma è il solo modo per fare capire che testa ha chi ci governa. Ecco qualche esempio. Volevano un po’ sveltire gli appalti sulla documentazione antimafia oggi necessaria. Hanno pensato di semplificare così: «Fatto salvo quanto previsto dagli articoli 1-bis e 13 del decreto legge 8 aprile 2020, n.23, convertito con modificazioni dalla legge 5 giugno 2020, n. 40, nonché dagli articoli 25, 26 e 27 del decreto legge 19 maggio 2020, n.34, in corso di conversione, nei procedimenti avviati su istanza di parte, che hanno ad oggetto l'erogazione di benefici economici comunque denominati, erogazioni, contributi, sovvenzioni, finanziamenti, prestiti, agevolazioni e pagamenti da parte di pubbliche amministrazioni, qualora il rilascio della documentazione non sia immediatamente conseguente alla consultazione della banca dati di cui all'articolo 96 del decreto legislativo 6 settembre 2011, n. 159, ricorre sempre il caso d'urgenza e si procede ai sensi dell'articolo 92, comma 3, del decreto legislativo 6 settembre 2011, n, 159”.

Sono dei geni, non c'è che dire. Anche perché hanno soluzioni così per ogni tipo di problema. Mancano fondi per finire le opere pubbliche che hanno cantieri già aperti? Li troviamo «salvo quanto previsto dagli articoli 115 e 116 del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, nel caso in cui, per le opere pubbliche di importo pari o superiore alle soglie di cui all'articolo 35 del decreto legislativo 18 aprile 2016 n. 50, nonché per le opere di cui all'articolo 2, comma 3, del presente decreto...». Chiaro, no? 

Vogliamo andare su qualche passaggio più popolare? Ecco come semplificare l'accesso dei cittadini ai servizi in rete della pubblica amministrazione: “all'articolo 3-bis, al comma 01, le parole ", lettere a) e b)" sono soppresse e dopo le parole "identità digitale" sono aggiunte le seguenti: "e il punto di accesso telematico di cui all'articolo 64-bis"; (…) Al comma 3-bis, dopo le parole "soggetti di cui all'articolo 2, comma 2," sono aggiunte le seguenti "lettere b) e c)" e, infine, è aggiunto il seguente periodo: "Fatto salvo quanto previsto dal comma 2-nonies, a decorrere dal 28 febbraio 2021, i soggetti di cui all'articolo 2, comma 2, lettera a), utilizzano esclusivamente le identità digitali e la carta di identità elettronica ai fini dell'identificazione degli utenti dei propri servizi on-line”.

Ma se proprio volete un capolavoro, ecco la soluzione per favorire l'accesso dei soggetti disabili agli strumenti informatici, modificando così la legge 9 gennaio 2004 n. 4: “all'articolo 9, dopo il comma 1, è aggiunto il seguente: "1-bis. L'inosservanza delle disposizioni della presente legge da parte dei soggetti di cui all'articolo 3, comma I-bis, è accertata e sanzionata dall'AgID, fermo restando il diritto del soggetto discriminato di agire ai sensi della legge 1 marzo 2006, n. 67. Si osservano, in quanto applicabili, le disposizioni contenute nel capo I, sezioni I e II, della legge 24 novembre 1981, n. 689”. 
Potrei continuare all'infinito perché in quel testo ci sono mille esempi così, ma ve lo risparmio. Se la vita degli italiani è complicata e le cose non funzionano come negli altri paesi, è perché i governi hanno scritto e scrivono leggi in questo modo. Siccome non si capisce proprio nulla, per interpretarle poi bisogna pagare fior di consulenti che ti daranno il loro parere, ma siccome ci saranno funzionari pubblici che avranno quello opposto, bisognerà finire davanti ai Tar, e poi al consiglio di Stato. Si farà la gioia dell'avvocatura statale e degli studi legali privati, oltre a dare un senso agli organici della magistratura amministrativa. Non è un caso se questi testi hanno l'imprimatur dell'avvocato Conte che proprio da quelle fila proveniva. Sono inapplicabili, incomprensibili, inutili a qualsiasi soluzione operativa.

E' grottesco chiamare “semplificazione” un decreto così, perché ha l'effetto esattamente opposto. Tutti lo sanno benissimo, ma se ne fregano perché della vita dei cittadini importa proprio a nessuno di loro. Basta riempirsi la bocca con i loro slogan vuoti. E poi portarli in Europa da Angela Merkel per dirle che queste sono le grandi riforme fatte dall'Italia. Lei è gentile e secondo le cronache dell'epoca disse a Mario Monti, Enrico Letta, Matteo Renzi e Paolo Gentiloni che le spiegavano le loro grandi riforme sempre la stessa cosa: “Impressionanti!”. Io penso sinceramente che ai nostri governi manchi un buon traduttore dal tedesco. Ma anche volendo credere a quella traduzione, vedrete che dirà “Impressionante!” pure al povero Conte che le farà vedere il suo ultimo decretino. E poi se lo sbranerà in un boccone. Come ha fatto con tutti i suoi predecessori. Impressionante davvero.

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