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Dilemma elezioni regionali: resistere al potere unica arma di Pd e M5S

Massimiliano Lenzi
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Alleanza, desistenza o resilienza, questo è il dilemma politico della maggioranza che sostiene il governo Conte in vista delle prossime elezioni regionali di settembre. Soprattutto è il dilemma del Partito democratico e del Movimento 5 Stelle che in quella maggioranza la fanno da padroni, in termini di numeri parlamentari e di peso di potere (con Leu ed i renziani a completare la coalizione).

Mentre il centrodestra infatti, Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia, seppur con qualche inciampo, sembra aver ritrovato una propria unità in vista delle regionali, l’asse Pd-5 Stelle avverte qualche scricchiolio. Il potere certo è un collante formidabile ma con la crisi economica che sale, con i rapporti con l’Europa (in vista dei soldi da farsi dare) che si fanno sempre più delicati e decisivi, con il ruolo del premier Giuseppe Conte sempre più attivo, tenere insieme due partiti che alle elezioni del 2018 si erano combattuti con asprezze e senza risparmi reciproci di critiche è cosa assai difficile. Sullo sfondo poi si avanza anche la crisi delle istituzioni, a cominciare dalle vicende della magistratura e del caso Palamara e per finire con una dialettica tra Stato e Regioni sempre più conflittuale. In questo quadro l’unico elemento che salda questa maggioranza è fermare il centrodestra politicamente (in fondo si tratta pur sempre di una maggioranza, quella attuale, nata sulla intuizione di Matteo Renzi nell’estate 2019 e sigillata dall’anti-salvinismo).

Se in un primo tempo, infatti, in questo 2020 il coronavirus ed il lockdown avevano consolidato il consenso di Conte e del suo governo nelle settimane della grande paura degli italiani, oggi nel post-Covid la crisi economica sembra essere un elemento disgregante. Troppi italiani se la passano male, troppe categorie di lavoratori sono in difficoltà mentre la burocrazia non arretra di un passo, i soldi europei non si vedono e le misure del governo slittano di continuo in avanti. Il voto regionale, in Campania, Puglia, Liguria, Veneto, Toscana e Marche sarà per questo un test decisivo per la tenuta della attuale maggioranza. Una alleanza tra Pd e 5 Stelle sui nomi dei candidati regionali sembra difficile ma politicamente sarebbe il segnale più forte per creare un blocco di centrosinistra.

Una desistenza  rischierebbe di sembrare un elemento di debolezza, troppo poco per essere una alleanza infatti e comunque troppo per non sentirsi responsabili, anche senza un proprio candidato in corsa, in caso di sconfitta. Non resta quindi che la resilienza del Potere, assorbire magari anche delle sconfitte ma senza rompersi.

Ma la resilienza in politica, con un quadro di crisi economica come quello attuale (e per il quale è previsto un peggioramento nei prossimi mesi), potrebbe ridursi ad un vero e proprio arrocco del governo per non mollare le poltrone. Anche per questo il test delle regionali 2020  rischia di segnare una crisi irreversibile per questa maggioranza e per questo governo. Almeno per come li abbiamo conosciuti sino ad ora.

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