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Election day, è tutti contro tutti. "Si voti a luglio". Regioni sul piede di guerra

L'election day divide maggioranza e opposizione. Zaia insiste su luglio, ma nella Lega si punta a fine settembre

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Sull'election day è tutti contro tutti e la quadra rischia di essere lontana. La data cerchiata in rosso è quella di martedì quando il governo farà la sintesi in commissione Affari costituzionali della Camera, dove l'esame del decreto legge elezioni entrerà nel vivo. La proposta fatta dalla relatrice, Anna Bilotti, di accorpare regionali, comunali e referendum in una sola tornata elettorale il 13 e 14 settembre scuote la maggioranza e non solo. I governatori - quelli pronti al secondo mandato - capeggiati da Luca Zaia, addirittura prendono le distanze dal partito e chiedono di votare a luglio. Ora anche Michele Emiliano - candidato del centrosinistra in Puglia - conferma la necessità di tenere aperti i seggi prima della pausa agostana e chiama in causa il capo dello Stato: "Credo sia opportuno un intervento del presidente della Repubblica, custode della Costituzione". In una intervista a La Repubblica il presidente della Puglia spiega: "Stiamo riaprendo in Italia tutte le attività, compresi i bar, i ristoranti, le spiagge, l'unica cosa che non stanno riattivando è la democrazia. E non ne comprendo la ragione visto che la Costituzione non prevede la sospensione delle elezioni". Lo stesso Zaia richiama, in caso di voto a settembre, a una democrazia sospesa: "Votare il 6 o il 13 settembre significa presentare le liste a ferragosto e fare campagna a ferragosto. Se qualcuno riesce a dimostrare con le legge della fisica che sta in piedi 'sta roba... Io dico che non votare a luglio è una sospensione della democrazia. Poi la prendano come vogliono". Il governo deve quindi fare la sintesi e l'auspicio del premier Giuseppe Conte è che si trovi una soluzione la più possibile condivisa anche con le Regioni. Ma non sarà facile. Se da un lato infatti, lo stesso presidente del Consiglio - durante uno dei due incontri con i vertici del centrodestra, Meloni, Salvini, Tajani e Lupi - aveva prospettato un election day, da svolgersi però tra ottobre e novembre, dall'altro c'è il Covid-19 che, come ampiamente ipotizzato dalla comunità scientifica, potrebbe ritrovare il suo vigore proprio in autunno. Per questo nella riunione del Consiglio dei ministri di giovedì sera sulla data - viene riferito - non c'è stata una larga condivisione con il ministro della Salute Roberto Speranza che ha avvertito: "Non più tardi del 27 settembre". Altro nodo quello dell'accorpamento che vedono battaglieri e in prima linea proprio i 5Stelle. Abbinare regionali e comunali alzerebbe e di molto il consenso della consultazione referendaria sul taglio dei parlamentari (ricordiamo che essendo un confermativo non necessità di quorum, ndr) potendo così sventolare un numero maggiore di votanti sulla legge bandiera del Movimento. Per approfondire leggi anche: Election Day, la forzatura di Conte E proprio per questo il centrodestra non si trova d'accordo sull'election day. La proposta che dovrebbe essere depositata in commissione - condivisa da Lega, Fdi e Fi - è quella di svolgere le amministrative in una data e il referendum in un'altra, proprio per non favorire un eccesso di popolarità a favore dei pentastellati. Negativo anche il parere sul 13 e 14 settembre. I tre partiti della coalizione vorrebbero uno slittamento, viene riferito, addirittura a ottobre, e comunque non prima del 27 settembre. E' qui irrompono gli interessi di partito, che coinvolgono non solo le opposizioni. Lo stesso Pd deve sciogliere diversi nodi e uno slittamento sarebbe auspicabile. Nella Lega invece il dualismo tra Salvini e Zaia sta mettendo in crisi gli equilibri del partito. Inoltre ieri il Carroccio ha candidato per la Puglia Nuccio Altieri, nome che potrebbe aprire uno scontro con Fratelli d'Italia, che aveva speso invece per il territorio la candidatura di Raffaele Fitto. Per ora nella maggioranza di governo si ragiona su come far combaciare l'emerge Covid-19 con l'apertura delle urne. Per ora l'ipotesi più accreditata è quella del 20 e 21 settembre calcolando che in caso di ballottaggio gli italiani sarebbero chiamati al voto il 4 ottobre.

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