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Lerner lascia Repubblica sbattendo la porta: "Non la riconosco più"

Caos a Largo Fochetti, il giornalista contro la nuova proprietà: "Piano industriale vago e grave licenziamento di Verdelli. Me ne vado". C'è lo zampino di Debenedetti?

Carlantonio Solimene
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Gad Lerner lascia "la Repubblica" in aperta polemica con la nuova proprietà e con un giornale che "non riconosco più". Non c'è pace a Largo Fochetti dopo l'operazione finanziaria che ha portato lo storico quotidiano fondato da Eugenio Scalfari nelle mani degli Agnelli e la successiva e improvvisa defenestrazione del direttore Carlo Verdelli che ha lasciato il posto al "fidato" Maurizio Molinari. Se il cambio di direzione aveva già provocato polemiche (Verdelli, amato dalla redazione, era stato accomiatato nello stesso giorno indicato per la sua "morte" in diverse minacce arrivate dal web, minacce che avevano portato all'assegnazione di una scorta all'ex direttore), i momenti successivi non erano stati così tranquilli. Mentre l'ex storico editore del giornale, Carlo Debenedetti, annunciava l'intenzione di fondare un altro quotidiano basato proprio sulle ex grandi firme di Repubblica, il fondatore Eugenio Scalfari nelle interviste non nascondeva tutto il malcontento per le scelte della nuova proprietà, salvo sospendere il giudizio nel primo editoriale firmato con la gestione Molinari. Poi c'era stato il caso provocato dalla decisione del neodirettore di istituire un premio economico di 600 euro lordi per "il giornalista della settimana", scelto a suo insindacabile giudizio. "Riconoscimento" accolto con scetticismo dalla redazione, propensa a un utilizzo più "etico" delle risorse in più (stabilizzazione di precari, assunzione di storici collaboratori, ecc). Infine, è arrivato il primo addio di un pezzo da novanta. Appunto, Gad Lerner. Che ha motivato la sua scelta con uno stringato ma esplicito post su Facebook: "Mi ero imposto di aspettare, di non fare scelte affrettate, benché suonasse forte e chiaro il messaggio contenuto nel licenziamento senza preavviso di Carlo Verdelli. A parte quel gesto, la nuova proprietà ha ritenuto di esporre solo per vaghi accenni il progetto industriale e giornalistico intrapreso. Ma nel frattempo, in poche settimane, Repubblica è già cambiata. Non la riconosco più. Per questo, pur ringraziando il nuovo direttore che mi aveva chiesto di proseguire la collaborazione, preferisco interromperla qui. Saluto con affetto e riconoscenza tutti i colleghi, a cominciare dal fondatore Eugenio Scalfari". Che ci sia lo zampino di Debenedetti? Che Lerner sia il primo di quei grossi nomi pronti a fondare un quotidiano concorrente? Impossibile saperlo ancora. Fatto sta che la crisi provocata dal Coronavirus - con agenzie e organi di stampa costretti a una drastica cura dimagrante dal calo degli investimenti pubblicitari - non rende agevole intraprendere nuove avventure editoriali proprio in questo momento.

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