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Fase 2, non si riapre. Ancora niente decreto rilancio

Il governo perde un altro giorno. E i negozianti vanno in piazza: "Aiuti o chiudiamo tutti"

Franco Bechis
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Bar e ristoranti in gran parte non potranno riaprire anche se l'ennesimo dpcm di Giuseppe Conte lo consentirà da lunedì prossimo. Lo hanno chiarito ieri le loro associazioni internazionali all'incontro con il governo che illustrava loro i protocolli per la riapertura pensati dall'Inail: separazioni e distanziamenti obbligatori che ridurrebbero fra il 25 e il 50% la capienza di posti nei vari locali oltre a regole che farebbero passare la voglia a chiunque di uscire fuori a cena. A Roma distanziati hanno occupato le scalinate di Trinità dei Monti ognuno portando un cartello dove si spiegava che senza aiuti del governo è impossibile riaprire alle nuove condizioni imposte, e quindi chiuderanno i battenti lasciando per strada i loro dipendenti che per altro per strada stanno già di fatto da due mesi. Gli aiuti glieli hanno promessi da tempo, solo che non ci sono. Da più di due settimane c'è una bozza di decreto del governo che ogni giorno si arricchisce di nuovi articoli e ne perde qualcuno per strada, vagheggiando interventi che non ci sono. Ieri per l'ennesima volta hanno litigato rinviando tutto a questa mattina. Intanto però la cassa integrazione ordinaria, straordinaria e in deroga prevista dal precedente decreto di marzo durando al massimo nove settimane è terminata il 5 maggio, e quindi si sta creando un grande buco senza alcuna copertura per quei lavoratori. A molti di loro per altro quei soldi non sono mai arrivati davvero. I più fortunati li hanno ricevuti in anticipo dalle aziende per cui lavorano, che poi si faranno rimborsare dallo Stato aspettando i suoi comodi. Ma questo è accaduto in imprese medio-grandi che avevano da parte risorse finanziarie per farlo. I piccoli, che da due mesi non incassano nulla non hanno avuto la possibilità di anticipare ai propri dipendenti qualcosa con cui vivere. Proprio camerieri, cuochi, baristi e cassieri di bar e ristoranti sono stati i più colpiti, perché si è visto poco o nulla della cassa in deroga stabilita per loro e di fronte a questo fallimento la rabbia monta ancora di più assistendo allo scaricabarile di responsabilità fra Regioni e governo centrale. Ma la responsabilità è prima di tutto del... SE VUOI CONTINUARE A LEGGERE CLICCA QUI

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