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La sfida di Renzi per ora riceve solo porte in faccia

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RENZI SALVINI

Conte tace. Pd, 5 stelle e opposizioni dicono no alla riforma costituzionale. Ma l'ex premier non vuole mollare e prepara la sfiducia a Bonafede

Carlantonio Solimene
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La sfida di Matteo Renzi, per adesso, riceve solo no. Dall'opposizione ma anche dalla sua maggioranza, per quanto possa considerarsi "sua" in una fase in cui le strade dell'ex premier e di Giuseppe Conte sembrano ormai andare separandosi. Un governo istituzionale che porti ad un premierato, all'elezione del sindaco d'Italia. L'asso nella manica di Matteo Renzi, nella infinita partita a poker degli ultimi giorni, è una (nuova) riforma costituzionale. «Non chiamatela così, vi prego, che mi porta una sfiga pazzesca», si schernisce lui nel salotto di Porta a porta, ma il piano è chiaro. Il leader di Italia Viva propone ai leader di tutti i partiti, da Leu alla Meloni, percorrendo tutto l'arco istituzionale, di sedere insieme al tavolo delle regole e lavorare insieme per «eleggere il sindaco d'Italia. Chi vince governa cinque anni, è l'unico sistema che funziona e che può consentire di uscire dalla palude». L'azzardo, però, sta tutto nel Governo che dovrebbe portare a casa questa riforma. Il senatore di Scandicci individua due possibilità: nel primo caso, quello che Renzi chiama il "modello Nazareno", Giuseppe Conte resta premier e si fa un patto istituzionale con le opposizioni. C'è poi il "modello Maccanico", che prende il nome dal Governo istituzionale cosiddetto "dei ragionevoli" che Antonio Meccanico avrebbe dovuto guidare nel 1996, e che però non vide mai la luce. In questo caso Conte dovrebbe quindi fare un passo indietro, aprendo la porta a un governo che si faccia garante di tutti per portare a casa le riforme. E, dal momento che è difficile che Conte sieda al tavolo con Salvini per stringere un patto riformatore, è a questo che Renzi punta. Da palazzo Chigi non arriva nessun commento ufficiale. Il Presidente Conte, viene fatto filtrare, «si riserva di rendere note le sue determinazione nei prossimi giorni». Renzi nega si tratti di un tentativo di buttare la palla in tribuna in un momento di oggettiva difficoltà per la maggioranza. Per il leader, il fatto che - dato il referendum sul taglio dei parlamentari - non si può andare a votare fino a ottobre se non fino al 2021, è un'occasione da cogliere. Certo il braccio di ferro interno ai giallorossi continua. E la linea nei confronti del premier non cambia: «Ci hanno provato. Non ce l'hanno fatta ma ci hanno provato. Hanno cercato di raccogliere i senatori responsabili. Se il presidente del Consiglio o qualche suo collaboratore vogliono sostituirci non c'è niente di male, ma la prossima volta farebbero meglio a riuscirci», attacca. Nessun passo indietro anche sulla mozione di sfiducia al guardasigilli Alfonso Bonafede: se la sua riforma sulla prescrizione non verrà ritirata «penso proprio che andrà così», insiste Renzi, che pure auspica che alla fine si arrivi a un accordo e crede che, anche con l'eventuale sfiducia del capo delegazione M5S, il Governo «non cadrà». Il senatore di Scandicci, dallo scranno tv della terza camera dello Stato, non risparmia il Governo dalle punzecchiature: «Penso sia venuto il momento di guardarsi negli occhi e di dire con forza: così non si va avanti», ripete a più riprese. Di mediare, comunque, non se ne parla. A dimostrarlo c'è la proposta shock a Conte per far ripartire l'economia: «Se vuole fare una cura da cavallo all'economia il premier cancelli il reddito di cittadinanza», dice in modo quasi provocatorio, puntando la riforma più cara al M5S. La proposta del sindaco d'Italia, comunque, non raccoglie grossi successi. «All'inizio dicono di no, vi aspettavate qualcosa di diverso?», dice il leader ai cronisti che gli mostrano le prime reazioni. Si affida alla favola di Esopo "La rana e lo scorpione" Dario Franceschini. «...Mentre stavano per morire la rana chiese all'insano ospite (che la stava uccidendo, uccidendo di fatto entrambi, ndr) il perché del suo folle gesto. 'Perché sono uno scorpione..' rispose 'È la mia natura!'», scrive su Twitter. Dal Nazareno praticamente è gelo: «La legge elettorale sulla quale dopo mesi di discussione tra tutte le forze di maggioranza si è trovato un accordo è un proporzionale con soglia al 5%. Ipotesi sostenuta in primo luogo dal partito politico Italia Viva. La prima condizione per essere credibile di un leader è la coerenza dei comportamenti e delle posizioni. Ciò che la distrugge è la stravaganza con la quale ogni giorno per propria convenienza si cambia idea. Questo produce solo inaffidabilità» taglia corto il vicecapogruppo alla Camera Michele Bordo. Vito Crimi derubrica a «sparate» le parole di Renzi e rilancia sull'economia. Pietro Grasso posta su Twitter l'immagine gif di uno dei momenti dell'ultimo festival di Sanremo, quando Fiorello, durante una delle serate, si gira verso il palco e dice 'chi si è sentito male?' e scrive « Renzi a Porta a porta propone le riforme costituzionali. Renzi. Le riforme costituzionali. Di nuovo». Anche dal centrodestra le reazioni sono tiepide. Matteo Salvini, bocciando di fatto il "modello Nazareno", dice: «Io e milioni di italiani siamo stufi di un governo che litiga su tutto e blocca il Paese, sarebbe ora che Conte si facesse da parte». E anche da FI, pur plaudendo al premierato, si invita prima a staccare la spina al Governo. Al Quirinale le bocche restano cucite. Il presidente della Repubblica attende che Conte prenda una decisione, fino ad allora non è chiamato in causa. La sensazione è che il governo sia stabile, la maggioranza meno.

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