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Regione Lazio, i Pd fanno causa a Zingaretti per i vitalizi

Pioggia di ricorsi sui vitalizi: sessanta ex consiglieri riuniti in un hotel del centro di Roma contro i tagli decisi da Zingaretti

Daniele Di Mario
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Lo spirito è quello di una rimpatriata tra ex compagni di scuola che non si vedono da anni. Ma la posta in palio è alta: in ballo c'è il mantenimento del vitalizio. Una sessantina di ex consiglieri regionale del Lazio si danno appuntamento in un hotel del centro di Roma per fare fronte comune contro i tagli agli assegni mensili decisi dalla Regione Lazio, che, con una legge del maggio 2019, ha decretato il ricalcolo del vitalizio passando dal sistema retributivo a quello contributivo. E di adire le vie legali contro la decurtazione della pensione. Il Consiglio regionale ha infatti abbassato drasticamente la pensione a 251 ex consiglieri che già beneficiari dell'assegno. L'Aula ha votato la riforma - peraltro prevista per tutte le Regioni dalla legge di Stabilità nazionale del 2018:pena la perdita di parte dei contributi statali alle amministrazioni regionali - all'unanimità, recependo così gli accordi sottoscritti il 3 aprile 2019 dalla Conferenza Stato-Regioni. Il taglio medio orizzontale si attesta sul 35%, con decurtazioni che vanno dal 13% al 51%. Una sforbiciata ai vitalizi era già stata effettuata nel 2014, con un taglio del 15% medio attraverso un contributo di solidarietà. Il provvedimento, attraverso il passaggio dal calcolo retributivo a quello contributivo, assicura alle casse regionali un risparmio di circa 6,6 milioni di euro annui a partire dal 2020, spostando la spesa annua da 18,8 milioni a 12,1 milioni. Una decisione ovviamente che non è andata già agli ex consiglieri regionali, che già avevano mal digerito il contributo triennale di solidarietà varato nel 2014. Lo scorso dicembre gli ex consiglieri del Lazio hanno percepito il primo accredito col vitalizio tagliato. Sforbiciata più pesante - intorno al 50% - per chi percepisce un doppio assegno (cioè da consigliere regionale e da parlamentare o eurodeputato). Per gli altri decurtazioni del 35, 36, 38%. Tanti i consiglieri che si sono visti accreditare in banca anche 1.400-1.500 euro in meno. Alla corresponsione del vitalizio non ha però fatto seguito il recapito del cedolino. Così tanti ex consiglieri alla fine di dicembre si sono presentati alla Pisana per chiedere agli uffici sia il cedolino sia la ricostruzione della propria posizione contributiva. Pretesa vana. Così la decisione, per molti di loro, di riunirsi in un hotel del centro alla presenza di un avvocato specializzato, per decidere il da farsi. Una sorta di rimpatriata. «Ciao come Stai?!?», «Benone! Ti trovo in grande forma. A casa tutti bene?», «Ci conserviamo bene anche se ora vogliono metterci a dieta». Convenevoli di rito, abbracci, battute tra ex compagni di scranno. Quelli che erano avversari politici ora sono vecchi amici da riabbracciare. Molti non si vedono da tempo; altri sono dimagriti o hanno tagliato i capelli. Ex consiglieri di ogni età e di varie legislature passate. Qualcuno ha avuto ruoli rilevanti in Giunta e in Consiglio. Altri non calcano la Pisana da decenni perché nel frattempo sono diventati Parlamentari. Tutti, in ogni caso, vogliono la stessa cosa: fare ricorso. «Già la commissione giurisdizionale del Senato dirà che i tagli sono illegittimi - spiega un ex consigliere che è anche ex senatore - Ora un giudice decreterà l'illegittimità anche della legge del Lazio». In Puglia - spiegano - il taglio è del 10%; in Campania del 5%. «Solo il Lazio applica il 35%», tuonano gli ex consiglieri. Ciascuno di loro ha i suoi motivi: molti hanno mutui onerosi. C'è qualche vedova che ha diritto alla reversibilità e che col taglio non riesce ad andare avanti. Tutti ce l'hanno con il governatore Nicola Zingaretti «che si è piegato al M5S e ha voluto tagli sproporzionati, illegittimi se rapportati a quanto abbiamo versato». E l'accusa non proviene solo da ex Dc, ex socialisti ed ex consiglieri di centrodestra. Nella pioggia di ricorsi in arrivo ce ne sono tantissimi di esponenti del Partito democratico, adirati col loro segretario nazionale.

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