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Terremoto Mes, con il tradimento grillino sul salva-Stati il governo rischia la crisi

Luigi Di Maio

Con il pasticcio del salva-stati i grillini tradiscono chi si fidava di loro

Gianluigi Paragone
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«Non vogliamo un Fondo Monetario Europeo che, lungi dall'operare con finalità perequative, finisca per costringere alcuni paesi verso percorsi di ristrutturazione predefiniti. Siamo contrari ad ogni rigidità nella riforma del Mes, soprattutto perché nuovi vincoli al processo di ristrutturazione del debito potrebbero contribuire, proprio essi, all'instabilità finanziaria anziché prevenirla. Non vogliamo pericolose duplicazioni con i compiti della Commissione europea per la sorveglianza fiscale, che rischierebbero peraltro di delegittimare la base democratica di queste funzioni essenziali per la stabilità finanziaria». A pronunciare queste parole è stato il presidente del Consiglio Giuseppe Conte. «Siamo contrari». Parole nette, che finalmente mettono a tacere il dibattito. O quasi. Già, perché queste parole il premier double-face le affermava il 27 giugno del 2018 quando egli era a capo di un governo che aveva una mappa diversa da quella attuale, una mappa dove l'Italia e gli interessi degli italiani venivano prima delle logiche assurdamente fanatiche di Bruxelles. Oggi però Peppino il Rinoceronte - per citare una splendida pagina del teatro dell'assurdo di Eugene Ionesco - si è trasformato, è tornato a casa, in quel campo europeista, del quale il Pd detiene le chiavi italiane assieme a Forza Italia. In quel campo rischia di finirci pure il Movimento 5 Stelle dopo la votazione a favore di Ursula, dolce pifferaia magica di un suono narcotizzante finalizzato a distrarre i cittadini. Un suono che però resta nello spartito di sempre: un'Europa che garantisce la grande finanza speculativa, le multinazionali, il sistema finanziario. Tutto a danno dei cittadini. Non è un caso che Bruxelles spinga per l'approvazione del disastroso Mes e rallenti invece tutto quanto impedisca ai Big di evadere a norma di legge grazie alle normative di privilegio elusivo applicate all'interno della Ue o impedisca alle banche tedesche di «bonificarsi» a danno degli altri. Insomma, la solita pessima musica. Che fa allora il Movimento, che di questo governo fa parte tanto quanto faceva parte di quello precedente sebbene di matrice opposta? Per ora sta in surplace, in attesa degli eventi. Eppure dovrà decidere da che parte scattare: se pedalerà contro le logiche europeiste esporrà il governo a uno stress letale ma resterà coerente, se invece pedalerà a favore di Bruxelles tradirà spudoratamente il programma elettorale. Del quale vale la pena di leggere alcune parti. Nel capitolo «Economia e Unione Monetaria» è scritto quanto segue: «Riteniamo indispensabile introdurre nei trattati e nel quadro normativo europeo alcune specifiche procedure tecniche, economiche e giuridiche che consentano agli Stati membri di recedere dall'Unione monetaria o di restarne fuori attraverso una clausola di opt-out permanente (opzione di uscita per intenderci ndr) nel caso in cui ci sia una chiara volontà popolare in tal senso». «Crediamo inoltre sia necessario - prosegue il programma - modificare radicalmente l'impianto della governance economica europea (Patto di Stabilità e crescita - Fiscal Compact - Mes e altre norme di vigilanza sui bilanci pubblici)». Per chiudere trascrivo un altro pezzo del programma elettorale con cui abbiamo vinto le elezioni titolato «Smantellamento della Troika»: «Il Movimento 5 Stelle si opporrà in ogni modo al ricatto dei mercati e della finanza internazionale travestiti da riforme che comportano la svendita degli asset Paese e la messa in crisi delle politiche di welfare. In particolare, si impegnerà alla liquidazione del Mes (Fondo Salva Stati), liberando in tal modo gli Stati dalla necessità di adeguarsi alle rigorose condizionalità imposte attraverso decisioni prese in contrasto coi principi democratici dagli organismi sovranazionali che formano la cosiddetta Troika». Poiché io sono stato eletto sulla base di questo programma, domando ai colleghi: 1) come possano stare ancora col Pd e con Renzi (il cui programma è opposto); 2) come possano pensare di mettere in piedi l'Italia seguendo le logiche imposte dai Tedeschi; 3) come possano aver messo nei dicasteri economici politici quali Gualtieri (in Italia) e Gentiloni (in Europa), sacerdoti inossidabili dell'austerity e delle folli regole europeiste; 4) se intendano regalare a Salvini e alla Meloni l'intera battaglia della difesa dell'Italia contro la pessima Europa. Io resto fedele al patto con gli elettori, chi invece trama con il Pd lo sta tradendo. Tradendo quel popolo che sperava nella riscossa.

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