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Fioramonti vuole educarci a forza di tasse

Il ministro vuole le "imposte etiche": soldi alla scuola stangando bibite, caviale e cibi di lusso

Pietro De Leo
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Oramai è chiaro: aggiornare l'antologia delle dichiarazioni surreali del ministro dell'Istruzione, Lorenzo Fioramonti, diverrà un genere letterario. Un po' come accadde per l'ex ministro Danilo Toninelli. Ieri, altro fieno in cascina. «La sugar tax e la tassa di scopo sui voli aerei sono due proposte, ma si sta ragionando anche su altre tasse che possiamo definire virtuose e che indirizzano verso comportamenti ecologici e sostenibili», ha detto al Corriere della Sera. Mentre a Repubblica ha dichiarato: «entro il 2020 trasformeremo l'educazione civica in Educazione ambientale». Dunque, manco è partito l'insegnamento su come funzionano le istituzioni, che già lo stravolge. E così, per i pargoli italiani già martoriati da decenni di sperimentazioni scolastiche, forse capire la differenza tra il Parlamento e il Consiglio Comunale lascerà il passo all'apprendimento sulla differenziata da fare nei bidoni della spazzatura. D'altronde, siamo pur sempre di fronte al ministro che chiese ai presidi di giustificare le eventuali assenze dovute alla manifestazione in onore di Greta. D'altronde, il connubio tra tasse, ecologia e salutismo, è stato un cavallo di battaglia del ministro sin dalla genesi del suo incarico. La mattina del giuramento, infatti, le edicole si popolarono di giornali con impresse interviste in cui il Nostro lanciava la fantastica proposta di una tassa sulle merendine. Lo Stato etico evoluto nello Stato dietetico, che pretende persino di entrare nel frigorifero degli italiani. Ma non solo. Perché il ministro Fioramonti è assolutamente poliedrico. E dunque eccolo ergersi a difensore dell'autentica laicità dello Stato? Come? Ovviamente mettendo di mira il crocifisso nelle Aule, un «must» dei laicisti di trasversale conio. Al posto del simbolo della cristianità, ha detto, «meglio una parete con una mappa geografica del mondo, un richiamo alla Costituzione e agli obiettivi dello sviluppo sostenibile». Meno Cristo, più lotta all'anidride carbonica, quindi. O magari del sano multiculturalismo: «Penso a una scuola laica che permetta attraverso la laicità di aprirsi a tutte le religioni e modi di pensare». E siccome da buona parte del mondo politico, religioso, civile c'è stata una vera e propria levata di scudi a queste sue affermazioni, ha provato ad uscirne dichiarando il suo essere «sgomento di fronte a questo vespaio mediatico». Dichiarando poi che «il tema non è all'ordine del giorno, non è una priorità, neanche lontanamente», meno male. Ma si sa, un ministro dell'Istruzione è assai impegnato su molti fronti. Tipo l'inclusione sociale per i nostri ragazzi. Che si distingua, Fioramonti, per prese di posizioni sui dati dell'abbandono scolastico, oltre alle tasse sulle merendine? Macché. Preoccupazione di Fioramonti è la storia, come viene impartita. Bene, si dirà. Insomma, secondo Fioramonti non va bene come la si insegna, perché «è come se raccontassimo una versione un po' libresca del Trono di Spade e poi ci lamentassimo del fatto che la società in qualche modo incoraggia la violenza, vede nello scontro, anche nel conflitto un elemento essenziale della società». Insomma, se oggi ci sono gli omicidi è per colpa delle Guerre in Gallia di Giulio Cesare. A questo punto possiamo confidare che gli arrivi qualche buon consiglio. Probabilmente non da Vandana Shiva, attivista ambientalista indiana. Il ministro ne ha annunciato la nomina all'interno di un pool di consulenti per lo «sviluppo scientifico sostenibile». Si tratta di un'attivista indiana globalmente nota per le sue tesi strampalate, tipo il contrasto alla xylella mostrando «affetto» verso gli alberi. Ecco, forse non ci resta che un'unica soluzione: abbracciarci tra noi confidando che passi ‘a nuttata.

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