Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

È nato il partitone dell'inciucio

In Senato Pd e Cinque stelle votano insieme per rallentare la crisi: accordo di governo vicino. Salvini prova il bluff: "Subito il taglio dei parlamentari e poi alle urne". Ma nessuno abbocca

Franco Bechis
  • a
  • a
  • a

Non vorrei mancare di rispetto ai tifosi della As Roma e al loro orgoglio per i colori della maglia. Ma ieri in Senato ha emesso il suo primo garrulo vagito il governo dell'ammucchiata delle sinistre con il M5s. E se il governo di Giuseppe Conte veniva definito «gialloverde», il prossimo dovrebbe essere ribattezzato sulla carta «giallorosso». Ma appunto per rispetto ai tifosi della Roma e per aderenza alla realtà noi lo chiameremo «rossogiallo», perché su quell'esecutivo a dettare legge sarà l'armata Brancaleone di renziani, zingarettiani, boniniani, vendoliani, bersaniani, boldriniani, fratoiannini e così via che si sono improvvisamente ritrovati nella esigenza vitale di conservare la propria poltrona. Come i topolini davanti al pifferaio di Hamelin i 5 stelle dovranno subire la musica altrui e tutti insieme marceranno verso il triste destino. Il primo vagito è arrivato votando tutti insieme contro Matteo Salvini, sia pure con qualche imbarazzo grillino perché il leader del Carroccio li aveva spiazzati accogliendo la proposta che aveva fatto Luigi Di Maio: «Ci stiamo. Votiamo subito la riduzione di 345 parlamentari, e poi come ha promesso lui andiamo subito al voto». La trovata ha avuto il suo effetto durante il dibattito a palazzo Madama, lasciando di stucco chi sedeva nei banchi della sinistra. Ma lo smarrimento è durato poco, lo stesso Di Maio si è rimangiato quanto aveva detto il 9 agosto dicendo: «Ok, votiamo la riduzione. E intanto che ci siamo anche il dimezzamento dello stipendio dei parlamentari. Votare subito? Un po' di rispetto! Queste sono scelte che fa il presidente della Repubblica...». Una settimana prima aveva scritto invece: «Nessun problema ad andare al voto. Anzi, dopo quel che è successo ci corriamo alle urne. Io, la prossima volta che devo andare a votare, voglio andare a votare un Parlamento con 345 poltrone in meno. Salvini, non è così difficile! Vinci la paura, supera le pressioni di Berlusconi e dei tuoi alleati. Fai un atto di coraggio, se il coraggio di cambiare ce l'hai veramente. E poi decideranno gli italiani con il loro voto». Del rispetto alle prerogative del presidente della Repubblica nessuna traccia. Quindi siamo davanti solo a propaganda, come peraltro è propaganda quella di Salvini perché per votare quel taglio dei parlamentari prima dovrebbe ritirare la mozione di sfiducia a Giuseppe Conte e poi attendere referendum confermativo: si va all'estate 2020. Con imbarazzo dunque, ma si farà il governo rossogiallo perché più di mille propagande conterà la conservazione della propria poltrona. Che è la vera bandiera di questa armata Brancaleone nascente.

Dai blog