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Toghe, Tav, Sicurezza. Salvini contro il governo immobile

Il vicepremier leghista: "Non voteremo una riforma a metà". Il ministro Bonafede replica duro: "Non state più insieme a Berlusconi"

Nadia Pietrafitta
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Un Governo ormai salvo intese». Dopo il braccio di ferro andato in scena per oltre otto ore in Consiglio dei ministri e la fumata nera sulla riforma della giustizia e in particolar modo sul processo penale, continua il Vietnam tra i giallo-verdi. Matteo Salvini, in maniche di camicia, è al «Papeete beach» di Milano Marittima per presentare la festa della Lega in Emilia Romagna. Il ministro dell'Interno ribadisce il suo «no»: «O una riforma della giustizia è importante, vera, pesante, significativa che dimezza davvero i tempi del processo penale, o non siamo al mondo e al governo per fare le cose a metà», taglia corto. La linea, insomma, non cambia: il Carroccio chiede «una reale» riduzione dei tempi della giustizia (per i tecnici leghisti al lavoro sul provvedimento si può arrivare a una dead line di 4 anni), «manager» nei tribunali «affinché diventino realmente efficienti e ci sia certezza della pena: colpevoli in galera e innocenti liberi», sanzioni certe per magistrati che sbagliano o allungano i tempi, no a sconti di pena per i criminali e un impegno per la separazione delle carriere e sullo stop alle intercettazioni gossip. Alfonso Bonafede non ci sta, specie su questi due punti: «Sono i due punti forti della politica sulla giustizia di Silvio Berlusconi. Alla Lega dico sono aperto al dialogo, ma al governo non sono con Berlusconi, se lo mettano bene in testa», attacca. In soccorso del Guardasigilli arriva non solo Luigi Di Maio, ma tutta la squadra» pentastellata. Il vicepremier posta sui social una foto che... SE VUOI CONTINUARE A LEGGERE CLICCA QUI

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