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Via la scuola dalla riforma delle autonomie. La Lega cede al MoVimento 5 Stelle

Le assunzioni degli insegnanti non seguiranno canali diversi a seconda delle Regioni. Conte: "Passi avanti. Rimpasto? Nessuno me lo ha chiesto"

Carlantonio Solimene
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L'autonomia delle Regioni non coinvolgerà la sfera della scuola. E l'accordo finale dovrà essere comunque sottoposto al verdetto del Parlamento. Sono le due novità sostanziali emerse dopo il vertice sulla riforma cara alla Lega Nord tenutosi a cavallo dell'ora di pranzo a Palazzo Chigi. Un incontro molto atteso, perché arrivato 24 ore dopo la giornata più complicata per il governo gialloverde dalla sua nascita, con Matteo Salvini a lasciar trapelare l'ipotesi di crisi "se da parte dei Cinquestelle continueranno ad arrivare pochi no". Così il presidente del Consiglio Giuseppe Conte si trova a interpretare ancora una volta lo scomodo ruolo dell'equilibrista. E, alla fine del vertice - che vedeva presenti, tra gli altri, anche il vicepremier Luigi Di Maio, i ministri Erika Stefani, Marco Bussetti, Alessandra Locatelli, Riccardo Fraccaro e Sergio Costa e i sottosegretari Stefano Buffagni, Salvatore Giuliano e Laura Castelli - il premier si dichiara soddisfatto per i passi in avanti ma aggiunge che "i governatori non potranno avere tutto quello che vogliono, perché è un negoziato tra Stato e Regioni". "Io tenevo molto al fatto che il modello della scuola non può essere frammentato, non possiamo pensare che l'Autonomia differenziata significhi frammentare questo modello" ha affermato il premier, specificando che ci sono i margini per inserire presto il provvedimento in Consiglio dei ministri ma che anche altri nodi andranno sciolti, a partire da quello della gestione dei beni culturali, che le Regioni vorrebbero "strappare" al governo centrale. Conte ha parlato anche dei venti di crisi nel governo, spiegando che "nessuno mi ha chiesto un rimpasto e io sono molto soddisfatto della mia squadra" e aggiungendo che a suo dire "l'esecutivo ha tutta la forza necessaria per approvare la prossima legge di stabilità". Ora bisognerà attendere la reazione dei governatori del nord. Che, viste le frenate, potrebbero non gradire il nuovo progetto di autonomia. E tornare a farsi sentire con Salvini per chiedergli di staccare la spina al governo. Si vedrà.

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