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"Il Codice rosso è un atto in difesa delle donne"

Da sinistra il ministro Bongiorno, Michelle Hunziker e il sottosegretario Morrone

Il sottosegretario alla Giustizia Morrone sul disegno di legge approvato in Senato che prevede nuove norme contro le violenze domestiche e di genere

Valentina Pelliccia
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di Valentina Pelliccia

Mercoledì 17 luglio l'Aula del Senato ha approvato in modo definitivo il disegno di legge che apporta delle modifiche al codice di procedura penale sulla tutela delle vittime di violenza domestica e di genere, il cosiddetto "Codice rosso". Il provvedimento è stato portato avanti dal ministro dell'Interno Matteo Salvini, dal ministro per la Pubblica Amministrazione Giulia Bongiorno, dal ministro della Giustizia Alfonso Bonafede e dall'associazione “Doppia Difesa”, presieduta da Michelle Hunziker. Da questo momento in poi le denunce di violenza avranno la priorità: le novità e i cambiamenti introdotti dal "codice rosso" - contenuto nei primi tre articoli - li spiega a Il Tempo il sottosegretario alla Giustizia, l'avvocato Jacopo Morrone. Sottosegretario, quali sono, in modo dettagliato, tutte le novità previste dal disegno di legge? "E’ un significativo passo in avanti in difesa delle donne, con l’obiettivo di fermare l’azione criminosa di violenza domestica o di genere mentre è ancora in fase iniziale o è in corso o sta per consumarsi. Si prevede l’ascolto della vittima entro tre giorni dalla presentazione della denuncia, per adottare rapidi provvedimenti di protezione e prevenire atti estremi come il femminicidio. Aumentano, inoltre, le pene per alcuni reati e si introducono nuove fattispecie di reato. Cito, per esempio,  il contrasto al fenomeno delle ‘spose bambine’, l’introduzione del reato di revenge porn e del nuovo delitto di ‘deformazione dell'aspetto mediante lesioni permanenti al viso’. Si incrementa di sette milioni il ‘Fondo di rotazione per la solidarietà alle vittime…’ e si prevedono corsi di formazione per le forze dell’ordine". Quali sono le forme di tutela previste dal Codice rosso per le donne? "Lo Stato deve rispondere alla richiesta di aiuto delle donne maltrattate con un procedimento immediato, per restituire sicurezza e vicinanza alle persone più vulnerabili. Di qui la necessità di un testo semplice e efficace. Corposo negli obiettivi, ma di facile applicazione nel suo rigore procedimentale". Sono previste pene anche più veloci? Quali saranno ora i tempi per ottenere giustizia? E quanto tempo avrà una donna per denunciare una violenza subita? "Le vittime di violenza hanno tempo 12 mesi dall’accadimento del fatto per presentare la denuncia. Da quel momento c’è l’obbligo di ascoltarle entro tre giorni. A cascata poi tutte le valutazioni in termini di interventi di tutela e presidio della sua integrità psicofisica. L’obiettivo è quindi velocizzare l'instaurazione del procedimento penale e, di conseguenza, accelerare l'eventuale adozione di provvedimenti di protezione delle vittime". In cosa consiste il “revenge porn” e quali sono le sanzioni previste?  E quali sono le maggiori tutele che riguardano disabili e donne in gravidanza? "L'articolo 10 del testo introduce nel codice penale, all'articolo 612-ter, un reato specifico per sanzionare il fenomeno del c.d. revenge porn, ovvero la diffusione di video e foto attinenti alla sfera intima di una persona senza il suo consenso. Si prevede la pena della reclusione da uno a sei anni e la multa da 5.000 a 15.000 euro per chi, dopo averli realizzati o sottratti, invia, consegna, cede, pubblica o diffonde, senza l’espresso consenso delle persone interessate, immagini o video sessualmente espliciti, destinati a rimanere privati. Si punisce poi con la stessa pena la diffusione, da parte di un soggetto diverso da quello che per primo ha diffuso il materiale illecito, di immagini o video privati, sessualmente espliciti, senza il consenso delle persone rappresentate al fine di recare loro nocumento. Sono previste circostanze aggravanti speciali: se il reato di pubblicazione illecita è commesso dal coniuge, anche separato o divorziato, ovvero da persona che è o è stata legata da relazione affettiva alla persona offesa; se i fatti sono commessi attraverso strumenti informatici o telematici; se i fatti sono commessi a danno di una persona in condizione di inferiorità fisica o psichica o di una donna in stato di gravidanza. Ricordo inoltre che nell’articolo 9, che interviene sui delitti di maltrattamento di famigliari e conviventi, aumentandone le pene, si prevede un’aggravante quando l’azione sia commessa in presenza o nei confronti di un minore, di donna in stato di gravidanza o di persona con disabilità". È stato faticoso l'iter e raggiungere tale traguardo? "La politica e il Governo hanno dato una rapida veste normativa a un lungo percorso fatto da associazioni e singoli che si sono battuti per anni aiutare le donne che hanno subito violenza e maltrattamenti, ma che non hanno il coraggio o la capacità di denunciare. Penso, in particolare, alla Fondazione Doppia Difesa e alla ferma volontà delle sue fondatrici, Michelle Hunziker e il ministro Giulia Bongiorno di aiutare le vittime e di sensibilizzare l’opinione pubblica. Colgo l’occasione per ringraziare i ministri Bongiorno, Salvini e Bonafede che hanno fortemente sostenuto il provvedimento". A che punto è invece l'approvazione del Decreto sicurezza bis? Cosa prevede in modo dettagliato? "Il testo è uscito dalla commissione e approderà la prossima settimana in Aula alla Camera. Credo che la sicurezza del Paese sia un tema prioritario e debba interessare a tutti".  

 

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