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Slittano i bandi per la Tav. Conte: "Ridiscuteremo il progetto"

Ora si cerca un'intesa sulla clausola di dissolvenza. Il premier prepara una lettera alla Telt

Silvia Sfregola
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Il governo gialloverde rinvia i bandi per ridiscutere la Tav. Bastano due missive per chiudere, o meglio sospendere, l'annosa questione della Torino-Lione. Il premier Giuseppe Conte scrive alla società Telt, incaricata di realizzare l'opera, e chiede «con effetto immediato» di «astenersi da qualsiasi ulteriore attività che possa produrre ulteriori vincoli giuridici ed economici per lo Stato italiano con riguardo ai bandi di gara» e «si limiteranno esclusivamente a svolgere mere attività preliminari, senza alcun impegno per il nostro Stato». Secondo il governo si tratta quindi di uno stop che blocca la procedura relativa ai bandi, che sarebbe dovuta partire lunedì 11 marzo. Il Cda di Telt comunque resta convocato e, come si legge nella lettera di risposta a Palazzo Chigi, la riunione servirà a far partire gli "avis de marchés" (inviti a presentare candidatura che, secondo la terminologia giuridica francese, sono appunto i bandi, ndr), per quanto riguarda «gli interventi dei lotti francesi del tunnel di base, in modo da rispettare il termine del 31 marzo per la presentazione alla commissione del finanziamento per l'anno 2019». Un escamotage insomma che grazie alle clausole di dissolvenza potranno dare un pò di respiro al governo dopo lo scontro tra Lega e M5S ma che di fatto non scioglie il nodo su ' Tav sì o Tav nò, semmai lo rimanda semplicemente. Il presidente del Consiglio si assume quindi la responsabilità di tentare la strada, dettata dall'ala 5Stelle dell'esecutivo, di ridiscutere l'opera con la Francia e la Commissione Ue sulla base quindi «delle più recenti analisi costi-benefici da noi acquisite», con il documento redatto dal professor Ponti che resta faro della strategia di Palazzo Chigi. La società operante in Piemonte però avverte: «Un nuovo rinvio della pubblicazione dei bandi di oltre il mese di marzo comporterebbe la riduzione della sovvenzione europea di 300 milioni di euro». E aggiunge: «Tale perdita di finanziamento pubblico rischia inoltre di chiamare in causa la nostra responsabilità civile e amministrativa, quale conseguenza dell'inerzia decisionale su una materia di nostra competenza». Crisi scongiurata? Forse. Il dato incontrovertibile è che Conte è corso in soccorso di Di Maio, nuovamente, trovando il modo per rinforzare la leadership del vicepremier e soprattutto uscendo dall'impasse in cui rischiava di rimanere ingabbiato. Per il capopolitico M5S si tratta infatti di «un successo» perché «abbiamo chiesto di non vincolare i vostri soldi a un'opera messa in discussione da un'analisi costi-benefici. I soldi delle vostre tasse non si potranno spendere prima di sei mesi e solo se il governo italiano e il governo francese insieme daranno l'ok». A cantare vittoria è il ministro per le Infrastrutture, Danilo Toninelli: «Sul Tav Torino-Lione il Governo salvaguarda in pieno gli interessi degli italiani e rispetta il contratto di Governo, secondo cui l'opera andrà integralmente ridiscussa». Ora, aggiunge «andiamo avanti sulle vere priorità infrastrutturali del Paese e sui cantieri ereditati in condizione di stallo che stiamo riattivando, cito soltanto la Quadrilatero Marche-Umbria per fare un esempio». Tiepida la reazione invece di Matteo Salvini che esprime, tra le righe, tutta la sua contrarietà: «Non c'è nessuno che vince o che perde, la Lega governa perché vincano gli italiani». In fondo il problema, e lo sa benissimo il leader del Carroccio, non è stato affatto risolto e tornerà a bomba e, soprattutto, tornerà prima delle elezioni europee.

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