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In Sardegna prove di centrodestra unito

Salvini, Berlusconi e Meloni allo stesso tavolo per sostenere la candidatura di Christian Solinas a governatore

Silvia Sfregola
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Per la seconda volta in meno di un mese, Matteo Salvini, Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni si presentano insieme davanti alle telecamere. Un tris d'assi per il centrodestra che ritrova l'unità in nome della vittoria di Christian Solinas alle regionali in Sardegna, ma che una volta chiuse le urne tornerà a occupare le solite caselle: la Lega al governo con il M5S, Forza Italia a fare opposizione e Fratelli d'Italia a giocare una partita intermedia. Ecco perché a Cagliari ognuno rispetta le posizioni concordate, anche se Meloni e il Cav un paio di 'invasioni di campò se le concedono. In particolare la leader di FdI, che rivolgendosi al loro candidato governatore, in realtà assesta un colpo al ministro dell'Interno: «Caro Cristian, noi saremo alleati leali, presenti. Non avrai problemi che altri hanno a Roma, quindi se un giorno decideranno di processarti perché hai fatto il tuo lavoro, noi ti sosterremo senza bisogno di fare consultazioni online...». Salvini non raccoglie, ascolta in silenzio, guarda negli occhi i giornalisti in sala e aspetta il suo turno per parlare. Ma solo ed esclusivamente di Sardegna. O quasi. Perché è proprio il segretario del Carroccio a sottolineare di essere sull'isola anche nella veste di vicepresidente del Consiglio dei ministri, quindi di «parlare a nome del governo» quando promette che «la zona franca ci sarà». Non solo, visto che rinnova l'impegno in favore dei pastori e per le infrastrutture che dovrebbero portare il metano. Con tanto di stoccatina al Movimento 5 Stelle: «Lo dico agli alleati, noi siamo per i sì, non si può sempre dire no». Nelle stesse ore in cui il responsabile del Viminale parla ai sardi, a Roma i suoi deputati votavano la mozione di maggioranza che di fatto riapre i giochi sulla Tav. Molto criticata dal resto del centrodestra: «Sono arrabbiata - dice Meloni -, e chiederò conto personalmente a Matteo di quello che c'è scritto nel testo». L'ex ministro della Gioventù, però, dovrà attendere lunedì, dopo il voto. Anche se Salvini, capita l'antifona, ha messo le mani avanti: «Spegnerò il telefono». L'ironia è sempre un invito a nozze per Berlusconi, che infatti coglie la palla al balzo: «Allora di Tav gliene parlerò io al telefono martedì. Tanto Matteo non ce la fa a stare senza cellulare per due giorni di fila». Salvini ride, ma lo sa che il Cavaliere non molla. E non mollerà.

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