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Reddito di cittadinanza anche a 210mila profughi

L'assegno finirà ai rifugiati politici. Escluderli è impossibile. In Italia sono già 130mila. E altri 80mila hanno fatto richiesta e sono in attesa

Daniele Di Mario
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Il reddito di cittadinanza rischia di diventare un fantastico spot pro-immigrazione. Stando all'attuale normativa, infatti, è pressoché impossibile escludere i rifugiati politici dal diritto di percepire l'assegno, una volta che esso verrà introdotto nell'ordinamento italiano. A dare l'allarme è Andrea Augello, già sottosegretario nel governo Berlusconi e membro della commissione d'inchiesta sulle banche nella scorsa legislatura. Attualmente, i rifugiati politici in Italia sono 130mila, ai quali vanno aggiunti altri 80mila richiedenti asilo che attendono il riconoscimento dello status di profugo. Quando il reddito di cittadinanza diventerà legge e comincerà a essere effettivamente erogato, potrebbe finire nelle tasche anche di 210mila rifugiati politici. Ma c'è di più. Secondo l'Istat, i poveri in Italia sono 5 milioni, 1,6 dei quali è straniero. Il 3% degli italiani vive al di sotto della soglia di povertà, ma la percentuale sale al 26% se si considera la sola popolazione straniera. Difficile che il reddito di cittadinanza, 780 euro al mese, venga riconosciuto solo a chi è nel nostro Paese da più di dieci anni. A impedirlo sono sia la nostra Costituzione sia i trattati internazionali firmati dall'Italia nei decenni passati. Il Trattato Oil ratificato dal Parlamento nel 1975, ad esempio, proibisce di effettuare discriminazioni tra lavoratori (e tra disoccupati): un trattato che il nostro Paese firmò per proteggere i nostri emigranti e che oggi rischia di ritorcersi contro. Per i rifugiati politici, poi, diverse norme cogenti impongono all'Italia di garantirgli le stesse protezioni sociali di cui beneficiano i cittadini italiani. Queste norme sono l'articolo 10 della Costituzione, l'articolo 34 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione Europea e l'articolo 28 della direttiva 2004/1983 del Consiglio Ue, recepita nel nostro ordinamento con legge 251/2007. «Il reddito di cittadinanza - ammonisce Augello - rischia di rendere l'Italia e la Francia, che ha introdotto il reddito universale, due Paesi estremamente attrattivi». In Eritrea il reddito medio pro capite annuo è di 1.400 dollari; in Nigeria di 6.000 dollari l'anno. «Con l'attuale quadro normativo - spiega ancora Augello - qualsiasi rifugiato potrebbe ricorrere contro una legge che lo escluda dal reddito di cittadinanza e ottenere dal giudice la disapplicazione di quella legge, che si tradurrebbe nell'immediato percepimento dell'assegno. Oltretutto, un eventuale ricorso produrrebbe anche il rinvio della questione di legittimità costituzionale alla Consulta. La Corte Costituzionale e la Cedu difficilmente potrebbero ritenere legittima una norma che esclude i profughi, notoriamente poveri, dal reddito di cittadinanza». Citando qualche cifra: se il reddito di cittadinanza vale 10 miliardi, 2,5 di essi andrebbero per sfamare profughi e immigrati. Ma c'è un altro problema connesso al reddito di cittadinanza: quello relativo all'accertamento dell'effettivo stato di povertà del beneficiato. «In Italia oggi non esistono strutture adeguate per verificarlo - ammonisce Augello - Insomma, non saremo sicuri che questi soldi andranno davvero a chi ne ha bisogno. Senza contare, che un provvedimento del genere rischia di creare enormi tensioni sociali. Pensiamo a dei giovani che per colpa dell'innalzamento dello spread conseguente a questa manovra vedranno schizzare alle stelle i mutui contratti a tasso variabile. O a quanti lavorando percepiscono un reddito simile o di poco superiore a quello del reddito di cittadinanza e vedranno che quei 780 euro finiranno nelle tasche di chi magari ha un lavoro in nero o di un profugo». La conclusione di Augello è semplice: investire quei dieci miliardi in altro («ad esempio in un grande piano di edilizia popolare per risolvere un'emergenza sociale vera e sentita») e rinviare il reddito di cittadinanza «a quando l'Italia non sarà più assediata dai barconi, quando ci saranno meno tensioni sociali e maggiori disponibilià di bilancio. Tutto ciò rischia di vanificare il lavoro che sta facendo Salvini:da un lato si chiede la revisione dei trattati e la modifica delle regole sull'immigrazione, dall'altro lato si vara una riforma che renderà l'Italia, già nel mirino di ogni forma di immigrazione, un Paese ancora più allettante. È assurdo».

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