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Salvini sulla manovra: "Stop agli sprechi. Rispettiamo gli impegni senza fare regali"

Fino a tarda sera l'incontro a Palazzo Chigi sui conti

Carlo Antini
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Di soluzioni, per ora, non ce ne sono. Veti, paletti e rivendicazioni invece sono tutti sul tavolo di palazzo Chigi, riunito per l'ennesima volta sulla manovra economica. I tempi stringono, entro dieci giorni il governo dovrà presentare l'aggiornamento del Def e del quadro programmatico delle riforme, tra un mese tocca alla legge di Bilancio vera e propria. E il passaggio obbligato dall'era degli annunci a quella dei fatti, e dei conti, è evidente. Il vertice convocato per il pomeriggio, cui partecipano il premier Giuseppe Conte, i vice Luigi Di Maio e Matteo Salvini, i ministri dell'Economia Giovanni Tria e degli Affari europei Paolo Savona si protrae fino a tarda serata. I punti fermi ci sono, quello su cui si discute è lo spazio riservato a ciascuno. Tenendo presente che Tria vuole fissare il deficit al 1,6% del Pil, mentre M5s e Lega puntano ad andare oltre, auspicando un numero vicino al 2% che consentirebbe più ampi spazi di manovra per realizzare i punti chiave del programma elettorale, flat tax, reddito di cittadinanza, pace fiscale, pensioni. Calcolatrice alla mano, la discussione - innanzitutto politica, oltre che economica - è ancora in corso e lo dimostrano le dichiarazioni delle ultime ore. Dopo i paletti incrociati posti su reddito di cittadinanza e flat tax dai leghisti e dai pentastellati, Luigi Di Maio in visita a Milano sposta l'obiettivo su un altro punto che sta molto a cuore all'alleato di governo, la pace fiscale, che nel Carroccio vorrebbero «il più ampia possibile» . «Il M5S non è disponibile a votare nessun condono - frena il leader pentastellato - Quindi, se stiamo parlando di pace fiscale, di saldo e stralcio - ha aggiunto - siamo d'accordo. Se invece parliamo di condoni, non siamo assolutamente d'accordo, perché abbiamo già visto per anni i governi Renzi e altri fare scudi fiscali che hanno creato solamente un deterrente a comportarsi bene e hanno fatto sempre pensare che in questo Paese una via d'uscita all'evasione ci potesse essere». Poi assicura: «La pensione di cittadinanza è nel contratto di governo e lo sappiamo sia noi che la Lega». Un promemoria per l'esperto di pensioni del Carroccio, Alberto Brambilla, che aveva evidenziato come le minime a 780 euro potessero far saltare il sistema. Insomma, puntini sulle i ce ne sono, eccome, ancora da mettere. Ma in serata, quando il vertice di Palazzo Chigi è ancora in corso, è Matteo Salvini a mandare un messaggio all'alleato con una dichiarazione. «Bello e proficuo lavoro per far crescere l'economia italiana (senza regali alla Renzi) - assicura il leghista - rispettando gli impegni presi con tutti, a partire da quelli con gli italiani, su tasse, pensioni, reddito di cittadinanza e maggiori posti di lavoro». E rilancia: «Gli esperti dei due movimenti sono costantemente al lavoro per recuperare sprechi ma soprattutto per assicurare riforme necessarie e coraggiose». A chiarire il quadro arriveranno, tra qualche giorno, i dati Istat sul prodotto interno lordo, che consentiranno di aggiornare il quadro dei conti.

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