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Il Pd s'è preso l'Italia. E ora strepita per due nomine in Rai

I governi Letta, Renzi e Gentiloni hanno messo manager d'area ovunque. Ora che non comandano più, all'improvviso il metodo smette di andar bene

Pietro De Leo
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È rumorosa la canea che, da sinistra, ha accompagnato l'indicazione da parte del governo di Marcello Foa e Fabrizio Salini come presidente e direttore generale della Rai. Il Pd punta il ditino, pur essendo reduce da cinque anni di governo e nomine annesse. Quella che segue è una galleria di volti, storie, poltrone, che hanno segnato la fase conclusa il 4 marzo. Il lettore potrà tratteggiare dinamiche ed eventuali anelli di congiunzione. Partiamo dalla Rai. La Presidente uscita dall' epoca renziana è Monica Maggioni, nome di garanzia, si disse al momento dell' investitura, e di compromesso con l' allora influente opposizione di Forza Italia. Attenzione ai Dg. L' epoca Renzi ne ha «regalati» due. Uno era Antonio Campo Dall'Orto. Esperienze di lungo corso nel management televisivo (Canale 5, Mtv e La7) ma soprattutto attrattore della stima di Renzi, che più volte lo volle protagonista della Leopolda. La stagione governativa dell' ex sindaco di tizie cioè fake news e non scienza della comunicazione, è addirittura ospite di Russia Today e dunque è un prezzolato al servizio di Putin, ha persino ritwittato qualcosa di tale Francesca Totolo, «patriota finanziata da CasaPound» (che notoriamente dispone di miliardi, altro che il povero Renzi Firenze lo vede dapprima nel Cda di Poste Italiane, poi, appunto, Dg Rai. Carica da cui si dimise dopo neanche due anni, messo in minoranza dal Cda. L'altro direttore generale è quello uscente, Mario Orfeo, che passò dal timone del Tg1 a quello dell'azienda. I rumors del tempo sottolinearono che avrebbe avuto grande ascendente su Renzi e su Maria Elena Boschi... SE VUOI CONTINUARE A LEGGERE CLICCA QUI

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