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La Tav divide Lega e M5S. Chiamparino chiede il referendum popolare

Disordini alla marcia del fronte del No: 20 denunciati

Davide Di Santo
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La Tav divide Lega e Movimento 5 Stelle, ma per ora la tenuta della maggioranza (e del governo) non è in discussione. Lo stop di Salvini alla cancellazione della Torino-Lione comunque ha fatto saltare la mosca al naso dei pentastellati, che della battaglia contro l'alta velocità ne ha fatto una bandiera e a cui non rinuncerebbero nemmeno se il leader della Lega producesse un dossier lungo chilometri con tutti gli effetti positivi dell'opera. LEGA E 5STELLE DIVISI - Per i Cinquestelle la questione è ambientale, non economica: non vogliono che si tocchi la Val di Susa. Ovvero la linea dei movimenti 'no-Tav', che hanno manifestato con una marcia di circa mille persone, sotto la pioggia, arrivata fino ai limiti del cantiere di Chiomonte dietro lo striscione "La valle che resiste" (pacificamente, anche se 20 persone sono state denunciate per danneggiamento e violazione delle misure cautelari). I leghisti, invece, hanno a cuore più le tasche degli italiani, nel senso che se la rinuncia all'alta velocità comportasse costi superiori a quelli di completamento, allora non ci penserebbero su due volte ad andare avanti. Salvini al momento lascia che sia il ministro delle Infrastrutture e dei trasporti a far di conto, ma una volta che avrà completato il giro di ricognizione tra costi e benefici, di sicuro vorrà metterci mano. Prima che il report arrivi sul tavolo del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, che ancora si tiene a distanza di sicurezza da questo argomento, ben consapevole del fatto che è ad altissima tensione. SIRI: NULLA E' DECISO - Come dimostra la posizione assunta in un'intervista al Corriere della Sera da Armando Siri, sottosegretario leghista al Mit: "È un errore fermarsi, i costi di uno stop sarebbero superiori ai benefici. Un conto è ridiscutere, un altro, molto diverso, è invece fermare tutto". Ma garantisce che nulla è già deciso: "Si è ragionato su come affrontare eventuali modifiche al progetto originario". CHIAMPARINO: REFERENDUM POPOLARE - Intanto nel mondo politico il dibattito prende fuoco. Il presidente della Regione Piemonte, Sergio Chiamparino, dopo aver chiamato a raccolta gli industriali del territorio spiegando di voler convocare a settembre gli 'Stati generali del Piemonte economico', si appella alla Lega e annuncia: "Se il governo bloccherà la Torino-Lione sono pronto ad andare fino in fondo e convocare un referendum popolare". Il governatore spera sempre che l'esecutivo "non prenda una decisione così folle" perché "bloccare una ferrovia che è strategica sotto tutti i punti di vista" significa "isolare il nord ovest". Chiamparino lancia un appello anche ai colleghi Toti e Fontana, presidenti di Liguria e Lombardia, molto vicini a Salvini: "Mi aspetto battano un colpo. Se si dovesse mai davvero bloccare la Torino-Lyon, anche le altre grandi opere, a partire dal Terzo Valico e dalla Pedemontana, sarebbero da rivedere, perché perderebbe forza il progetto di piattaforma logistica del nord-ovest". Favorevole al referendum è Fratelli d'Italia, che rivendica di aver lanciato l'idea di una consultazione popolare già dal 18 giugno scorso, con Giorgia Meloni. "Trovo giusto che sia consentito ai cittadini piemontesi di pronunciarsi", si accoda il parlamentare di Forza Italia, Osvaldo Napoli. "Bene ha fatto il presidente Chiamparino a evocare lo strumento della consultazione popolare. Sia chiaro, una consultazione che convoca i cittadini in carne e ossa alle urne, e non le pagliacciate pentastellate del referendum sul web". I NO DEL M5S - Va oltre l'ex presidente del Senato, Renato Schifani, che promette: "Martedì, con la prevista audizione del ministro Toninelli in commissione Lavori pubblici e comunicazioni del Senato, sarà l'occasione per chiedergli di fare chiarezza e spiegare davanti al Parlamento qual è la posizione del governo rispetto ad un'opera così strategica come la Tav". Perché bloccando l'opera "rischia di tagliarci fuori dal futuro". Posizione simile alla collega di partito e vicepresidente della Camera, Mara Carfagna, che fa i conti in tasca al governo: "Sessanta miliardi sono una cifra enorme. Fa specie leggere che tutti i no che il Movimento 5 Stelle sta dicendo a Tav, terzo valico, Ilva, Tap costeranno agli italiani così tanti soldi. Non ci resta che sperare che la Lega, si ravveda e fermi questo spreco". 

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