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Di Maio rassicura i commercianti: "L'Iva non aumenterà"

Il ministro all'assemblea di Confcommercio

Silvia Sfregola
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Confcommercio chiama Luigi Di Maio risponde. L'assise dei commercianti lo invita a siglare un «contratto per la crescita basato su lavoro, tasse, infrastrutture ed innovazione» e il neo ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico raccoglie la proposta cercando di rassicurare tutti. Le prime parole sono dedicate al tema più caldo ed imminente: quello dell'Iva. «Su questo non si tratta e non si baratta», tuona il presidente Carlo Sangalli. «Avete la mia parola che l'Iva non aumenterà e le clausole di salvaguardia saranno disinnescate», gli risponde Di Maio. Una promessa pubblica fatta nelle vesti di membro autorevole del governo, che certamente non verrà dimenticata. Il vicepremier conferma pure che verranno aboliti «lo spesometro, gli studi di settore ed il redditometro» oltre «all'inversione dell'onere della prova» perché «siete tutti onesti fino a prova contraria». Conquista anche l'applauso della sala, Di Maio. Come? Con questa affermazione: «Per far decollare le imprese c'è una ricetta ed è quella di lasciarle in pace». Anche sul tema infrastrutture il capo politico del M5S pronuncia parole che sono musica per le orecchie dei suoi uditori. «Chi dice che questo è il governo del no alle infrastrutture sbaglia». Un tema da declinare insieme a quello del turismo ed al piano industria 4.0 che «va sempre di più semplificato nel suo accesso». Di Maio affronta poi anche un'altra questione cara alla Confcommercio, quella del lavoro e del salario minimo che, spiega il ministro: «va garantito» a chi è fuori dalla contrattazione collettiva «fino a quando non c'è una contrattazione nazionale». Il cuore del discorso, tanto di Sangalli quanto di Di Maio, è però tutto legato all'Europa. «La scelta non è tra meno o più Europa, ma per un'Europa migliore, cioè più prossima ai cittadini, più amica delle imprese», dice il presidente di Confcommercio. Un punto condiviso anche dal ministro. «Non bisogna andare in Europa con la clava a minacciare ma spiegando che l'Italia pretende di essere rispettata e trattata come gli altri», il pensiero del ministro pentastellato. «Ci teniamo alla tenuta dei conti, se vogliamo bene all'Italia, e noi le vogliamo bene ma vogliamo ricontrattare alcune condizioni a livello Ue che l'Italia non può sostenere. Lo faremo dialogando ma dicendo anche dei no». Senza tralasciare la lotta in difesa del made in Italy tanto cara pure al collega di governo Matteo Salvini, anch'egli presente in sala. «Vorrei andare a vedere quanti sono i prodotti vietati dalle regole Ue che passano comunque nei porti del nord Europa e arrivano fino a qui, distruggendo la nostra economia», la stoccata di preparazione al prossimo Consiglio Europeo.

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