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Benvenuti in politica

Centrodestra e grillini hanno i voti. Li usino

Denis Verdini
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È tutto bellissimo. Stiamo assistendo ad una metamorfosi o, ancor meglio, ad una evoluzione della Politica (e la maiuscola non sta lì a caso). Dietro i dovuti no del momento, si sta preparando il governo. Per rendere possibile questo la democrazia dell'acclamazione ha già inserito operose retromarce. Iniziamo dal linguaggio: abolito il termine “inciucio”, oggi si parla di accordo, di convergenze programmatiche, magari a tempo, ma fatte esclusivamente nell'interesse del Paese. Evviva. Chi ha in passato sostenuto l'esigenza della stabilità e delle riforme, non può che esprimere soddisfazione. Non si parla più di inciuci dunque, ma di sano confronto, e – udite udite – di compromesso. Se sarà storico, lo diranno i prossimi mesi ma le premesse ci sono tutte. L'intendenza forcaiola dei maniaci da tastiera e dei social, seguirà a tempo debito.  E con l'inciucio è già stata accantonata la pratica dei ‘voltagabbana': dovranno inventarsi altri termini (visto che quello di ‘responsabili' è stato infamato a sufficienza) ma non saranno certo dispregiativi. Leggere il professor Settis, dal quale mi divide l'universo, tessere sul Fatto Quotidiano, l'elogio dell'articolo 67 della costituzione (quello appunto che prevede che il parlamentare può cambiare idea perché non ha il vincolo di mandato), vedere Di Maio, Grillo e Meloni che chiedono i voti in Parlamento agli eletti degli altri partiti, non ha prezzo. Per tutto il resto c'è Mastercard.  Avremo, infine, un altro ‘governo non eletto dal popolo': ma anche questo tema sparirà dal linguaggio politico di centro-destra e grillini. Ci spiegheranno che l'Italia è una repubblica parlamentare e che i governi si formano in Parlamento e non li elegge il popolo (ma va? E da quando?). Evviva. Se tra gli effetti collaterali di tutto ciò ci sarà anche il fenomeno che l'occupazione delle cariche istituzionali imbriglierà il turpiloquio della Taverna (neo vicepresidente del Senato), del riottoso abbonato Atac Fico (Presidenza della Camera), e quindi dei loro rispettivi gruppi, la democrazia certamente ne trarrà giovamento. E pazienza se gli abiti dei neo presidenti non sembrano proprio tagliati su una misura che stringe e costringe. Il clima dunque è disteso: non ci sono le file ai bancomat, né i commissari della trojka al confine. È l'Italia, ragazzi, non c'è di che preoccuparsi. Grillo e Di Maio sostengono – a ragione – che Salvini è uno di cui ci si può fidare e, grazie a una sapiente mediazione, il veto su Berlusconi non riguarda tutti i berlusconiani: Casellati docet. Ma se il veto cade su i berlusconiani è come se fosse caduto anche su Berlusconi. Propedeuticamente a questa operazione Il nemico è stato identificato in Renzi e nel Pd di Renzi (quasi tutto). Sono i responsabili di ogni guaio, per centro-destra e grillini! E siccome – come direbbe De Gregori – il nemico “è vinto, è battuto e dietro la collina non c'è più nessuno” si può pure osare l'inosabile. Volete scommettere che non ci sarà neppure bisogno di abolire le riforme di Renzi? Aspettiamoci nei prossimi mesi che verranno messe al bando pure le fake news. E potremo dire di avere visto tutto.  Ma tutto ciò è un male? No. Ad una semplice condizione: che si esca dalla logica del governicchio e che ci si diano traguardi ambiziosi. Niente cacciavite dunque, vanno benissimo le ruspe. Perché i numeri sono spettacolari, e non si sono mai visti nella storia della Repubblica. Il 37% del centrodestra e il 32,68% dei grillini, pari al 69,68% dei voti, corrispondono al 78% dei deputati alla Camera (265+222=487) e al 77% dei senatori a Palazzo Madama (137+109=246). Per i più pignoli possiamo pure specificare: gli aventi diritto alla Camera erano 46.505.499, i votanti sono stati pari al 73%. Il 50,01% degli aventi diritto corrisponde a 23.252.750 mentre la somma dei voti ottenuti dal centrodestra (12.147.611) e Movimento 5 Stelle (10.727.567) è addirittura 23.455.134 che corrisponde al 50,43%. Ovvero, i voti del centrodestra e dei grillini insieme sono oltre la metà degli elettori del Paese.  Dunque invece di cazzeggiare sui vitalizi (va benissimo, abolite pure quelli!) prendete un impegno per la modernizzazione del Paese. Non eravate fra quelli del no al referendum che dicevano che si potevano fare in sei mesi riforme migliori. Bene. Fatele perché avete i numeri: dimezzate il numero dei Parlamentari, fate quelle riforme costituzionali che l'universo mondo (e anche voi) dicevate essere indispensabili ma sbagliate perché di Renzi. Intervenite sul bicameralismo paritario (un unicum nel mondo o quasi), modificate la composizione della Corte Costituzionale, date più poteri al governo (che ora ci siete voi, mica quel mascalzone di Renzi): numeri così consentono di ridefinire, perfino senza referendum confermativo, l'assetto costituzionale del Paese. Fatelo. E poi, riforme costituzionali a parte, riducete la burocrazia, le insopportabili tasse che ammazzano le imprese. E poi magari verificate le altre comunanze programmatiche. Che so? Per esempio l'incandidabilità dei magistrati (così ci eviteremo altri casi di Hotel Cinque Stelle Ingroia), la responsabilità civile dei medesimi. La flat tax, poi figuriamoci, va benissimo. Mica vorrete fare tutto questo casino solo per portare a caso un piccolo scalpo (chi un fermino agli immigrati, chi una riduzioncina delle tasse, chi un pochino di reddito di cittadinanza) e poi riportare il Paese alle urne? Mica vorrete fermare tutto questo, cari dirigenti grillini, cari Salvini e Meloni, carissimo Berlusconi, perché in campagna elettorale vi siete detti di tutto? Quella era la campagna elettorale… La ‘rivoluzione' val bene una messa. Non è una passeggiata di salute. Si chiama politica. Benvenuti.

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