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Di Maio fa la doppia morale sulle Camere

Luigi Di Maio

Il grillino chiude a presidenti indagati, sotto processo o condannati. Ma non ha niente da ridire se il MoVimento ha sindaci con problemi giudiziari

Dario Martini
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Luigi Di Maio è stato chiaro. Per le presidenze di Camera e Senato non appog- gerà nessuno che abbia problemi con la giustizia. Le parole precise: «Noi non accettiamo né condannati né chi è sotto processo. Ci aspettiamo dagli altri la stessa sensibilità». Ognuno mette i paletti che vuole. Ma in molti, negli altri partiti, hanno notato una contraddizione di fondo in questo ragionamento. Il capo del M5S, infatti, non ha niente da dire se esponenti del suo MoVimento governano amministrazioni pubbliche nonostante abbiano ricevuto avvisi di garanzia o siano sotto processo. Essere accusati di qualche reato, a prescindere da quale esso sia, non va bene per sedere sulla poltrona più alta di Montecitorio o di Palazzo Madama. Ma non c'è problema se chi governa il Comune di Roma, come Virginia Raggi, è sotto processo per falso (prima udienza 21 giugno) o chi guida la città di Torino (Chiara Appendino) è indagata. Chiunque dovrebbe essere considerato innocente fino a sentenza definitiva. Il codice etico del M5S, introdotto a inizio 2017, non ritiene incompatibile le situazioni delle due sindache che possono restare al loro posto. Allora, perché... SE VUOI CONTINUARE A LEGGERE CLICCA QUI

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