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Mattarella: "Il lavoro resta la più grave questione sociale. I partiti guardino al futuro"

Il presidente della Reoubblica Sergio Mattarella

Silvia Sfregola
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"Mi auguro un'ampia partecipazione al voto e che nessuno rinunzi al diritto di concorrere a decidere le sorti del nostro Paese. Ho fiducia nella partecipazione dei giovani nati nel 1999 che voteranno per la prima volta", assieme ai nati nei primi due mesi del 2000. È questo l'appello del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel suo discorso di fine anno. Che, come spiega il capo dello Stato, ricorda i ragazzi del '99 nati sul finire del 19esimo secolo, mandati in quelle trincee che non dovrebbero tornare mai più, né in Europa né altrove. In un discorso breve e conciso, di poco più di 10 minuti, il capo dello Stato ricorda di aver firmato il decreto "che conclude questa legislatura del Parlamento". "È stato importante rispettare il ritmo, fisiologico, di cinque anni, previsto dalla Costituzione", aggiunge. Il 4 marzo prossimo, "voteremo per eleggere le nuove Camere". "Le elezioni aprono, come sempre, una pagina bianca: a scriverla saranno gli elettori e, successivamente, i partiti e il Parlamento", sottolinea il capo dello Stato. La successione cronologia illustrata da Mattarella non sembra casuale: le urne danno un responso, su cui i partiti - a Montecitorio e a Palazzo Madama - dovranno poi lavorare. Il discorso si è sofferma per una pagina e mezzo sulla "trappola di un eterno presente", cioè una sorta di "sospensione del tempo", che "ignora il passato e oscura l'avvenire", deformando il rapporto con la realtà. È vero che "la democrazia vive di impegno nel presente", concede il capo del Quirinale, spiegando però "memoria e visione del futuro" restano fondamentale. E il problema, avverte mattarella, è che "in questo tempo, la parola 'futuro' può anche evocare incertezza e preoccupazione". "Cambiano gli stili di vita, i consumi, i linguaggi. Mutano i mestieri, e la organizzazione della produzione. Scompaiono alcune professioni; altre ne appaiono - spiega il presidente -. I cambiamenti, tuttavia, vanno governati per evitare che possano produrre ingiustizie e creare nuove marginalità". "L'autentica missione della politica consiste, proprio, nella capacità di misurarsi con queste novità, guidando i processi di mutamento" attraverso una "cassetta degli attrezzi" rappresentata dalla Costituzione. E' proprio per questo che "il vero oggetto dell'imminente confronto elettorale", a parere del Quirinale, deve essere "l'orizzonte del futuro". Il discorso ha ricordato l'impegno di forze dell'ordine e servizi contro il terrorismo, ha espresso solidarietà ai familiari delle vittime di Rigopiano e della alluvione di Livorno, ai cittadini di Ischia, che hanno patito gli effetti di un altro sisma dopo quello che ha sconvolto il Centro Italia nel 2016. E si è anche soffermato, con forza, su uno dei temi sempre presenti nel dibattito politico: il lavoro. Questo "resta la prima, e la più grave, questione sociale", scandisce il presidente, ricordando la sofferenza che colpisce i giovani, ma non solo. Mattarella sottolinea che, di lavoro, "è necessario che ve ne sia in ogni famiglia".

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