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Ius soli, esplode la bufera sugli assenti in Senato

Silvia Sfregola
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Da ultimo, mancato, impegno di questa legislatura a primo terreno di scontro per la campagna elettorale che si aprirà tra pochi giorni. Se, infatti, ieri il Senato ha fatto mancare il numero legale condannando la legge sulla cittadinanza, tra i partiti non si placano le polemiche. "Promessa mancata e occasione persa per rendere più coesa nostra società. 800.000 ragazze e ragazzi, che di fatto già lo sono, attendevano con fiducia di diventare cittadini italiani. Assenti in #Senato e chi ha fatto mancare sostegno si sono assunti grave responsabilità #IusSoli", scrive su Twitter la presidente della Camera Laura Boldrini, che da venerdì è scesa in campo con 'Liberi e uguali' ed ha fatto di diritti e uguaglianza una delle sue principali battaglie anche in questi cinque anni di legislatura. Anche la Chiesa e il mondo della solidarietà non usano mezzi termini per raccontare il nulla di fatto. "Non hanno nemmeno fatto lo sforzo di schierarsi e votare a viso aperto per dire sì o no allo ius culturae e allo ius soli temperato. Hanno fatto mancare il numero legale in aula: appena 116 senatori presenti - attacca il direttore di Avvenire, Marco Tarquinio - Far mancare il numero legale è scelta da politica in fuga. Ieri in fuga dall'ultima responsabilità di legislatura. Una mossa da ignavi". "Tristezza è quella che si è verificata ieri sullo ius soli, un'inqualificabile diserzione dalla responsabilità - gli fa eco don Luigi Ciotti, presidente di Libera - La politica non può essere un gioco di potere sulle speranze delle persone, un'umiliazione dei loro diritti e delle loro aspirazioni". A farsi sentire anche Marco Cappato, leader dell'associazione Coscioni, che chiama in causa anche il Capo dello Stato: "Non mi è chiara la fretta del Presidente Mattarella di sciogliere le Camere, senza regole decenti per la raccolta firme e con provvedimenti importanti come lo ius culturae che potrebbero essere approvati - scrive su Twitter - Non vede l'ora che il nuovo caos prenda il posto del vecchio caos?". Intanto tra i partiti continua il rimpallo delle responsabilità. Colpa del Pd per i 29 senatori dem assenti? "In Senato non abbiamo i numeri - insiste Ivan Scalfarotto - Se il M5S avesse risposto positivamente a questo appello e si fosse raggiunto un accordo politico per approvare la legge, in aula ci sarebbero stati tutti: loro e noi. Ma questo accordo era risaputo che non c'era, perché M5S è un partito di destra e lo ius soli non lo vuole, e dunque era chiaro che il numero legale non sarebbe stato raggiunto in qualsiasi caso". "Abbiamo deciso insieme di non rispondere all'appello perché era una gigantesca ipocrisia - si difendono i cinque stelle - Era una presa in giro demagogica. Una follia, una farsa, una barzelletta. Con la gente già con il trolley nelle mani". "Siamo arrivati troppo tardi a porre" lo ius soli "come centrale in questa legislatura - ammette Marco Minniti - Ma è una riforma necessaria, che deve restare all'ordine del giorno del Paese".

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