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Movimento 5 Stelle, in 14 rischiano il processo per le firme false a Palermo

Davide Di Santo
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Quattordici persone tra cui  tre deputati nazionali e due regionali del Movimento 5 Stelle e un cancelliere del tribunale rischiano il processo. La procura di Palermo ha chiesto il rinvio a giudizio per gli indagati dell'inchiesta sulle firme false depositate a sostegno delle liste a 5 stelle per le amministrative del 2012 nel capoluogo siciliano, fatti sollevate dalla trasmissione Le Iene. I reati contestati, a vario titolo, dal procuratore aggiunto Dino Petralia e dal sostituto Claudia Ferrari sono falso e  iolazione di una legge regionale del '60 che recepisce le norme nazionali in materia elettorale. La ricostruzione La richiesta di rinvio a giudizio coinvolge il deputato nazionale Riccardo Nuti - all'epoca dei fatti era candidato sindaco - e le parlamentari Giulia Di Vita e Claudia Mannino. Secondo la procura, Nuti e altri attivisti si erano accorti di un errore di compilazione che rendeva le firme impresentabili. Per questo avrebbero deciso di ricopiare le sottoscrizioni ricevute, correggendo l'errore. Le accuse A 11 indagati i pm contestano la falsificazione materiale delle Firme, a Nuti l'avere fatto uso delle sottoscrizioni ricopiate. Il falso materiale riguarda Busalacchi, Di Vita, Mannino, e gli attivisti Alice Pantaleone, Stefano Paradiso, Riccardo Ricciardi, Pietro Salvino, Tony Ferrara, Giuseppe Ippolito e i deputati regionali Giorgio Ciaccio e Claudia La Rocca. Il tredicesimo indagato è il cancelliere del tribunale Giovanni Scarpello: l'accusa e' di avere dichiarato il falso affermando che erano state apposte in sua presenza firme che invece gli sarebbero state consegnate dai 5 Stelle. Reato di cui risponde in concorso con Francesco Menallo, l'avvocato ed ex attivista grillino che consegnò le sottoscrizioni.

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