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Pd a Roma, Orlando attacca Renzi. L'ex premier: "Basta coltellate tra noi"

Silvia Sfregola
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Primo faccia a faccia, oggi, per i tre candidati alle primarie del Pd. Matteo Renzi, Andrea Orlando e Michele Emiliano si sfideranno a Roma (anche se forse il governatore pugliese solo in videoconferenza perché bloccato dall'infortunio) nel corso della Convenzione nazionale, davanti ai delegati eletti dai congressi nei circoli. L'ex premier è saldamente in testa, forte del 66,7% ottenuto al primo round e dei sondaggi che lo accreditano di nuovo segretario con una forbice che va dal 62 al 66% dei congressi. È allora Andrea Orlando, nel tentativo di recuperare terreno, ad attaccare. Il ministro della Giustizia riunisce i suoi sostenitori a Napoli. "Dove ti sei rintanato, Matteo Renzi? Esci fuori, confrontiamoci" esordisce descrivendo un Pd chiuso in se stesso e abbandonato al potere delle correnti, un partito "in cui non conta chi sei tu ma di chi sei diventato il galoppino elettorale". Ecco allora che, di fronte alla platea napoletana, rispetto al "lanciafiamme" di renziana memoria, Orlando si presenta con "una torcia, per cercare donne e uomini". Si cambia registro, insomma. "Va colmato quel vuoto di politica nato dall'arroganza del ciaone che prima o poi ti torna indietro con gli interessi e fa male all'Italia e al Pd". Il Guardasigilli si dice convinto di poter vincere: "È la volta che ce la facciamo davvero - dice - Voglio tranquillizzare Renzi: vinco io ma gli chiederò di non ritirarsi. Sono convinto che con un po' di impegno lo convincerò", ironizza. Anche l'ex premier è al Sud, a Bari. "Vincere qui è stato a dir poco sorprendente, ma la partita è appena iniziata", dice, ma nonostante questo sceglie di non attaccare i suoi rivali nella corsa al Nazareno. "Le primarie non sono uno contro l'altro - sottolinea - Serve solidarietà tra di noi. Dobbiamo smettere di sparare su quello accanto, gli avversari sono fuori". Ecco allora che il m5s per un attimo diventa quasi un modello."Loro qualsiasi cosa accada si chiudono a testuggine, tutti insieme - ricorda - Da noi quando succede qualcosa il primo che ti accoltella alle spalle è il tuo compagno di partito, non può funzionare così". Per tutto il resto, però, Renzi marca la differenza rispetto ai grillini. "Questo è un tempo in cui qualcuno pensa di chiamare democrazia il trionfo di un algoritmo o del blog. Per noi la democrazia è un altra cosa - attacca - noi il capo lo scegliamo con le primarie perché crediamo nella democrazia. Loro scelgono il figlio del fondatore perché credono nella dinastia". L'ex premier prende di mira anche "il sistema": "La palude istituzionale è innegabile - dice - In Senato con un giochino da prima repubblica e i franchi tiratori hanno bloccato il candidato Pd (alla presidenza della commissione Affari costituzionali, ndr). Noi a questo gioco non ci stiamo e non possiamo accettare che venga bloccato tutto, ma dobbiamo accettare che non abbiamo i numeri. Il sistema istituzionale vuole la palude. Noi non ci rassegniamo, dobbiamo dire che dobbiamo andare avanti". Renzi mette le cose in chiaro anche sulla riforma dell'Italicum. "Dicono Perché non fate la legge elettorale? Perché non abbiamo i numeri. In questi anni per fare le riforme abbiamo fatto dei miracoli", sottolinea. Ancora in ospedale a Foggia, per la rottura del tallone d'Achille, invece, Michele Emiliano. Il governatore della Puglia si dedica alla stesura del discorso per domani, raccogliendo le tante sollecitazioni arrivate dai militanti via mail e attraverso la diretta Facebook fatta "in orario visite" direttamente dalla stanza in cui è ricoverato. "I vostri messaggi e le vostre sollecitazioni sono la dimostrazione - scrive su Facebook - che siamo sulla strada giusta. Che l'unico, vero, modo di fare politica è quello di condividerla con i cittadini: basta con l'uomo solo al comando e la caccia alle tessere. Il Pd torni a essere il partito che sta vicino alla gente".

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