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SinistraDem si schiera con Orlando. Il ministro: voglio ricostruire il partito

Gianni Cuperlo e Andrea Orlando

Silvia Sfregola
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"Io voglio ricostruire il Partito democratico. Abbiamo provato ad evitare questo tragico errore della scissione, abbiamo perso. E tuttavia io non mi rassegno all'idea, voglio lavorare per far tornare tutti quei compagni e quelle compagne che hanno appeso le scarpe al chiodo". Andrea Orlando è in piena corsa per la segreteria Pd e incassa la standing ovation dei cuperliani, radunati all'iniziativa di Sinistradem "Il Pd che vorrei a sinistra". E' lui, rassicura Cuperlo, la "figura oggi capace di mettere in sicurezza il progetto del Pd, è un punto di equilibrio". E il renzismo è il passato: "La stagione alle nostre spalle si sta consumando - dice alla platea - e l'alternativa a quella leadership si compirà". "I problemi non si risolvono con una gita in California", ironizza Cuperlo, che poi sulle primarie aperte a tutti scherza: "Penso che fare eleggere il segretario di un partito da parte di tutti gli italiani che lo vogliano e non dagli iscritti rievoca il giudizio del ragioniere più famoso del cinema sulla corazzata più famosa della storia". Se la scissione è stata vissuta con sofferenza dal Guardasigilli, invece "non viviamo con sofferenza la scissione di quelli che fanno cento tessere con la carta di credito", dice convinto, lanciando una frecciatina sulle responsabilità del caso napoletano, poi non la manda a dire a Michele Emiliano, anche lui candidato al congresso del partito: "Credo che sia sbagliato cercare di rendere anche questo congresso un referendum su Renzi. Così non abbiamo alcuna prospettiva politica". Orlando, pacato, assicura che non cavalcherà "l'antipatia per l'Europa" e che non chiederà "voti contro, ma voti per". "La leadership che voglio costruire non è riferita a una persona ma a un gruppo dirigente. Voglio un sistema in cui si sta insieme perché c'è pluralità e questa pluralità vive nel gruppo dirigente. Dobbiamo ricostruire un rapporto tra di noi". "Dobbiamo recuperare la dimensione dei chiaroscuri, della complessità, non possiamo cavarcela semplicemente con degli slogan", spiega poco dopo a un'iniziativa di Retedem, area del Pd che fa capo al senatore Sergio Lo Giudice e ha tra i suoi sostenitori diversi ex civatiani. Anche loro, riuniti nel circolo del centro storico a Roma, si schierano con il ministro che promette: "Non voglio costruire briglie a questa corsa, quello che voglio dire è che ci sono due cose che voglio fare: dire al Paese che cosa vogliamo fare dal punto di vista programmatico, e per questo voglio tenere una grande conferenza programmatica, e che cosa vogliamo fare del nostro partito, e voglio promuovere una riflessione sul partito". Con Orlando, che stamattina aveva partecipato anche a un primo appuntamento organizzato da Goffredo Bettini, si schierano pure i parlamentari vicini all'ex premier Enrico Letta: la sua candidatura, dicono, "è quella che oggi garantisce più equilibrio e maggiore ragionevolezza e che può rappresentare al meglio la pluralità delle culture e delle forze costitutive del Pd, secondo la miglior tradizione dell'Ulivo".

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