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D'Alema minaccia Renzi: "Scissione se cade Gentiloni"

L'ex premier Matteo Renzi

Silvia Sfregola
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Legge elettorale e congresso sono questi i temi che animano il dibattito interno al Partito democratico. Domani dovrebbero esserci più incontri al Nazareno per sondare il terreno, anche se sembra ancora lontana la road map degli appuntamenti con gli altri gruppi politici per discutere della proposta del Pd sul Mattarellum. "Le riunioni si fanno se c'è la volontà da parte di entrambi" è il ragionamento in ambienti parlamentari ma per ora non sembra che altri partiti abbiano dato la loro disponibilità". Anche il segretario Matteo Renzi sarebbe atteso a Roma proprio nella giornata di domani. Ma mentre la minoranza sembra sempre più occupata dal problema del congresso anticipato e del voto, Renzi ricompare sul blog e nella sua enews per annunciare che "sente molto lontani" i temi di quando si andrà alle urne e con quale candidato. "Perché la tempistica delle elezioni o i collegi della legge elettorale interessano chi vuole rientrare in Parlamento. I problemi reali di tutti i giorni - ragiona il segretario Pd - interessano alle donne e agli uomini di buona volontà. E io voglio stare con gli italiani, non con gli addetti ai lavori". A distanza Massimo D'Alema, intervenendo in tv, ribadisce che senza un congresso "sarà Renzi che farà la scissione e imporrà la frattura interna al Partito democratico". E poi aggiunge: "Se Renzi facesse cadere Gentiloni sarebbe inevitabile per noi varare liste al di fuori del Pd". Sulla stessa lunghezza d'onda anche il governatore della Puglia Michele Emiliano. Ma tra le righe della enews Renzi ribadisce la linea: "Nell'assemblea del 18 gennaio mi è stato chiesto di non fare il congresso straordinario ma di rispettare la tempistica e le regole dello Statuto. Perché se uno fa parte di una comunità deve rispettarne le regole, no?". La minoranza del partito è servita. Se Renzi non parla, lo fa al suo posto il presidente del partito Matteo Orfini che in merito alla legge elettorale sottolinea: "Noi vogliamo accelerare, l'abbiamo dichiarato, vogliamo dare seguito all'invito del presidente della Repubblica e chiederemo alle altre forze politiche di discuterne". L'ex delfino di D'Alema richiama poi lo Statuto del partito per sostenere che il congresso Pd non si può celebrare prima di giugno. "Noi - spiega - possiamo convocarlo sei mesi prima della naturale scadenza, che è dicembre, quindi al massimo lo si potrebbe convocare per giugno. Prima il nostro statuto lo vieta". E sulle ipotesi di divisioni interne al partito, avanzate da D'Alema ma negate da Roberto Speranza, Orfini: "La scissione sicuramente non fa bene alla sinistra, la storia della sinistra è piena di scissioni che non hanno quasi mai bene agli scissionisti".

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