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Italicum, è guerra fra i partiti Grasso: "Serve un'intesa". E Grillo "chiama" Mattarella

Il presidente del Senato, Pietro Grasso

Silvia Sfregola
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Il giorno dopo la sentenza della Corte costituzionale sull'Italicum continua la guerra di posizione tra i partiti. Pd (o almeno parte di esso), M5s, Lega e FdI spingono per il voto subito, FI e i centristi prendono tempo. Il Quirinale non interviene, ma resta valido l'invito all'omogeneizzazione tra i sistemi elettorali di Camera e Senato più volte rivolto dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, alle forze politiche. A "chiamare" direttamente in causa Mattarella è però Beppe Grillo. "Caro presidente della Repubblica - scrive in una lettera indirizzata all'inquilino del Colle pubblicata sul suo blog - da ieri finalmente l'Italia ha di nuovo una legge elettorale costituzionale per la Camera e una, diversa, per il Senato". Vuole che siano armonizzate? "A questo punto delle due l'una - sentenzia - o scioglie immediatamente le Camere, o esorta tutte le forze politiche a seguire il MoVimento 5 Stelle nella rotta anche da lei indicata e applicare il Legalicum al Senato, in modo da avere un'armonizzazione effettiva delle leggi elettorali tra le due Camere". Paladino della via parlamentare è il presidente del Senato, Pietro Grasso. "Un'intesa tra i partiti deve esserci - taglia corto - Sono convinto che debba esserci un testo parlamentare su cui i partiti si confrontino. Il Parlamento si deve pronunciare". Nessun problema tempi. "Quando c'è la volontà politica si abbattono, se non c'è si allungano", assicura. Per il titolare di palazzo Madama sono "parecchie" le differenze tra il Consultellum e il nuovo Italicum. Bisogna, quindi, "sedersi attorno ad un tavolo e trovare le soluzioni che la politica deve mettere insieme per ridurre le differenze che determinano la probabilità di maggioranze non eguali". Un richiamo alla politica arriva anche dal segretario generale della Cei, monsignor Nunzio Galantino. "È sotto gli occhi di tutti che ci siano due leggi elettorali frutto del lavoro della magistratura. La politica non salti subito dalla sedia per decidere quando votare, ma si interroghi sui motivi, perché non è un fatto normale che la magistratura intervenga sull'amministrazione. Vuol dire che la politica non ha fatto bene il suo mestiere", è l'accusa. Intanto le posizioni in campo non cambiano. Non esclude "un accordo tra gentiluomini" Matteo Salvini. "Se il passaggio parlamentare durasse 15-20 giorni, noi ci staremmo", spiega il leader della Lega Nord che avverte che non sarà della partita se invece il tavolo altro non fosse che "una scusa per tirare a campare e arrivare al vitalizio". "Non è pensabile che in una democrazia sia un organo giurisdizionale, e non un organo legislativo, a scrivere la legge elettorale", dice invece senza mezzi termini il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi.

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