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Referendum, Napolitano: "Voto Sì ma sfida aberrante per giudicare Renzi"

L'ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano

L'ex presidente della Repubblica a Porta a Porta: "Con questa riforma non si fanno miracoli ma si fanno passi avanti dopo 30 anni"

Silvia Sfregola
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Voterà Sì, coerentemente con quanto fatto durante il suo mandato al Quirinale. E per ragioni di merito, che poco o niente hanno a che fare con Matteo Renzi e con un dibattito capace di trasformare il referendum in "una sfida largamente aberrante". Giorgio Napolitano interviene a Porta a Porta, ma il suo sostegno alle ragioni del Sì ha poco o niente a che fare con i colpi che vengono quotidianamente scambiati dai fronti opposti. Il presidente emerito della Repubblica ci tiene a metterlo bene in chiaro. Innanzitutto quando rivendica il lavoro fatto durante i suoi due mandati al Colle più alto delle istituzioni. "Mi sono speso moltissimo su queste tematiche nel rispetto delle mie prerogative e nell'interesse generale del Paese. In coerenza con tutte le posizioni che ho preso, voterò Sì per l'approvazione della riforma". Poi, quando definisce "aberrante" la sfida così come è stata impostate dal fronte del Sì e da quello del No. Infine quando sottolinea che il suo Sì è per vedere compiuto un sistema più agile, con un Senato rinnovato, non perché si riducono i parlamentari, ma perché vengono rappresentate finalmente le realtà locali. "Non ritengo che uno degli obiettivi della riforma debba essere tagliare il numero dei parlamentari, ma avere un sistema più snello e un Senato rappresentativo delle realtà territoriali", sono state le parole del presidente emerito. Una presa di distanza dallo stesso presidente del consiglio, campione del fronte del Sì, che anche oggi ha sottolineato, durante l'ormai consueto faccia a faccia con i suoi follower di Facebook e Twitter: "Quelli che non vogliono l'immunità devono sapere che, se vince il No, l'immunità è valida per 950 parlamentari. Se vince il Sì, l'immunità rimane solo per 730 parlamentari". Parole, quelle del presidente Napolitano, che respingono implicitamente anche le critiche di chi, attaccando la sua campagna per il sì, getta una luce critica sul suo operato da presidente della Repubblica. Insomma, non si tratta di una campagna politica a favore di Renzi, ma la diretta conseguenza dell'impegno per le riforme delle istituzioni messo in campo durante il suo mandato e per il quale ha accettato di prolungare, su richiesta delle Camere, la sua permanenza al Quirinale. La parte "aberrante" della sfida riguarda però anche la persona del presidente del Consiglio. Le ipotesi sul dopo Renzi monopolizzano il dibattito pubblico già oggi, a due settimane dal voto. Per Napolitano, però, non è questo il tema. "Non si vota pro o contro questo governo. Si vota quello che è scritto nella legge. L'occasione per giudicare Renzi ci sarà con le prossime elezioni che, al momento, si terranno nel 2018". Così come non è tema referendario la eventuale reazione dei mercati a una vittoria del No: "I rischi di crisi finanziaria ci sono sempre e, in questa fase, possono anche accrescersi per conseguenza di eventi internazionali che conosciamo", risponde Napolitano quando gli viene chiesto di commentare l'analisi del Financial Times che dà per scontato l'addio dell'Italia all'euro in caso di vittoria del No. Quindi, "comunque vada il referendum", aggiunge, "dobbiamo stare molto attenti, non vorremmo vedere il famoso spread che cresce". Un ricordo vivo, in Napolitano, che si trovò a fronteggiare, dal Colle, una crisi istituzionale, nel 2011, generata proprio dallo spread italiano schizzato alle stelle.

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