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Tagli, viale Mazzini chiude Rai World

++ RAI: DG PROPONE ORFEO PER TG1, CAMBI ANCHE ALLE RETI ++

 La società costa 5 milioni e non fa utili. In 10 anni abbonamenti scesi da 450 mila a 14 mila. Gamaleri: "La vera spending review è sui compensi dei collaboratori"

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Viale Mazzini ha deciso di chiudere Rai World, la società che si occupa della programmazione all'estero. Una scelta maturata ieri pomeriggio, alla fine di una lunga riunione con i dirigenti, con l'amministratore delegato Corsini e il direttore generale Stefania Cinque. È l'ennesimo capitolo dei «tagli» che l'azienda sta facendo per arrivare ai risparmi di 150 milioni che le sono stati imposti dal governo Renzi. Ma la chiusura della società collegata si impone anche perché la previsione è che ci siano altri 50 milioni da «limare» nel bilancio annuale di viale Mazzini. Così l'azienda ha deciso di smantellare l'ultimo baluardo dell'informazione pubblica che la Rai diffondeva all'estero. Una diffusione che, negli anni, è andata sempre più scemando, con un numero via via inferiore di programmi dedicati, utilizzando invece in maniera massiccia le produzioni che vengono fatte per l'Italia. Una strategia aziendale che però avrebbe procurato, nel tempo, una cospicua emorragia di abbonamenti, scesi in una decina di anni da 450 mila a poco più di 13 mila. Portando quindi in perdita la società che costa ogni anno alla Rai circa 5 milioni e praticamente non dà utili. Così, dopo la scelta di mettere in vendita una parte di Raiway, è arrivata la decisione di chiudere definitivamente Rai World. Con buona pace degli italiani che vivono all'estero. Intanto i sindacati hanno confermato lo sciopero dell'11 giugno – in contrasto con quanto stabilito dall'Authority – per tutto il personale non giornalistico. «Ci spiace deludere chi prova a fare della vicenda Rai una operazione mediatica "buttando in caciara" la protesta di chi sta provando a difendere servizio pubblico e posti di lavoro – hanno scritto in una nota Slc-Cgil, Uilcom-Uil, Ugl Telecomunicazioni, Snater e Libersind Conf.sal. – ma l'11 giugno a scioperare non saranno i "mezzibusti sediziosi" guidati da un insieme variegato di sindacati corporativi, pronti a difendere "privilegi" mentre l'Italia tutta è chiamata a fare ancora sacrifici. A scioperare saranno coloro che da sempre e prima di tutti hanno denunciato sprechi e privilegi perché non è assolutamente l'idea di fare la nostra parte che ci preoccupa. L'abbiamo già fatto in passato, contribuendo al risanamento del bilancio Rai e siamo pronti ancora oggi». L'Usigrai, il sindacato dei giornalisti della televisione pubblica, sembra invece decisa a sospendere lo sciopero di mercoledì prossimo. Una decisione presa dopo aver completato le consultazioni che ha avviato con tutte le redazioni. Intanto ieri la Camera ha approvato il decreto sull'Irpef che contiene anche il provvedimento sul taglio di 150 milioni alla Rai.

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