Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Il precedente-fotocopia nel film «Piazza delle Cinque Lune»

Quanto raccontato dall'agente era già stato documentato nella pellicola di Martinelli sul rapimento dello statista Dc

  • a
  • a
  • a

Un misterioso uomo sta per morire a causa di un tumore. Non vuole portarsi nella tomba alcuni segreti, di cui è al corrente, sul rapimento di Aldo Modo e decide, prima di passare a miglior vita, di rivelare che il 16 marzo 1978, in via Fani, a bordo di una Honda, c'erano due agenti dei servizi segreti: uno era lui, seduto sul sellino posteriore della moto. Può sembrare la storia svelata, nei giorni scorsi, dall'ex ispettore di polizia Enrico Rossi, sulla base di una lettere anonima di cui è entrato in possesso nel 2011. E invece no. È la trama di Piazza delle Cinque Lune, un film del 2003 diretto da Renzo Martinelli, ispirato proprio alla vicenda del rapimento e l'omicidio dello statista democristiano da parte delle Br. Una ricostruzione fantasiosa, quella di Martinelli, priva di qualsiasi ancoraggio alla realtà, ma identica, in quel passaggio, alla versione rivelata dall'ex poliziotto. Nella lettera anonima inviata nel 2009 a La Stampa, su cui Rossi ha indagato, si legge: «Quando riceverete questa lettera, saranno trascorsi almeno sei mesi dalla mia morte (…). Ho passato la vita nel rimorso di quanto ho fatto e di quanto non ho fatto e cioè raccontare la verità su certi fatti. Ora è tardi, il cancro mi sta divorando (…). La mattina del 16 marzo ero su di una moto e operavo alle dipendenze del colonnello Guglielmi, con me alla guida della moto un altro uomo (…); il nostro compito era quello di proteggere le Br». Ed ecco, invece, il dialogo, tratto dal film di Martinelli, fra un componente del commando di via Fani, misterioso pure lui, e il giudice Rosario Saracini, interpretato da Donald Sutherland: «Ricorda la moto Honda? Quello dietro che spara con il mitra? Quei due non li avete mai trovati. Io ero seduto dietro». E quando il giudice chiede il perché di quella «confessione», dopo tanti anni, l'uomo risponde: «Ho un tumore, mi hanno dato due mesi, forse meno. Non voglio portarmi la verità nella tomba. Sono state dette così tante bugie«. Sia nel film che nella lettera, lo 007 è seduto sul sellino posteriore; la malattia terminale è alla base della «lettera confessione« che ha scatenato nuove teorie sul rapimento Moro, e della «confessione verbale» rilasciata, nel film, al giudice Saracini. C'è dell'altro. In Piazza delle Cinque Lune al giudice viene consegnata una pellicola inedita con impressi i momenti drammatici del rapimento del presidente della Dc. Nel filmato compare un uomo con un impermeabile: è Camillo Guglielmi, il colonnello del Sismi che nella realtà, la mattina del 16 marzo 1978, si trovava in via Stresa, nei pressi di via Fani. Ed è lo stesso Guglielmi citato nella lettera che ha dato il via all'ennesimo mistero sul caso Moro. Un'incredibile similitudine tra fiction e «presunta» realtà.

Dai blog