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Berlusconi: «Finirò nel dimenticatoio come Timoshenko»

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L'ex premier teme di «Essere abbandonato da tutti» e che, il suo destino, sia quello di «marcire» in galera. Inoltre ha ripercorso l'iter che lo ha portato a votare «sì» alla fiducia. Se tornasse indietro? Non farebbe quello che ha fatto

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È il timore più grande di Silvio Berlusconi: finire nel dimenticatoio, abbandonato da tutti al suo destino a «marcire» in galera: mi faranno fare la fine della Timoshenko, ha spiegato, il primo giorno protesterebbero in un milione, il secondo giorno in 750mila e poi più nessuno. Ricordano che l'amico Putin lo aveva messo in guardia, te la faranno pagare, era stato l'avvertimento del presidente russo. L'ex premier si è lasciato andare ad un lungo sfogo, ripercorrendo sia le tappe della vicenda sul lodo Mondadori che sul caso Ruby e, con gli europarlamentari del Pdl riuniti a palazzo Grazioli per un pranzo che si è prolungato per alcune ore, il Cavaliere non ha lesinato critiche alla sinistra, di cui non si fida e dalla quale non si aspetta nulla: ma quale amnistia o indulto, avrebbe affermato sconsolato, non ho mai chiesto salvacondotti, da quelli della sinistra non mi aspetto proprio nulla. Il Cavaliere, però, non ha risparmiato "bacchettate" nemmeno ai duellanti nel partito, i lealisti e gli alfaniani, bocciando senza riserve l'idea di svolgere un congresso per risolvere i problemi che affliggono il Pdl. Sebbene Berlusconi con i parlamentari di Bruxelles abbia affrontato a viso aperto le questioni interne al partito, rinnovando a tutti l'invito a restare uniti e a deporre le armi per non fare il gioco della sinistra, è il fronte giudiziario quello che più lo preoccupa. Oggi i legali hanno depositato in procura a Milano la richiesta di affido ai servizi sociali. L'istanza è stata già trasmessa al Tribunale di Sorveglianza che seguirà tutti i passaggi dell'iter burocratico fino all'udienza per decidere sulla richiesta e sulla proposta da parte dell'ex premier di quale servizio sociale svolgere. Prevedibili, come spesso in questi casi, tempi lunghi: l'udienza dovrebbe svolgersi nei prossimi mesi, forse non prima della prossima primavera. Ma al momento nulla trapela sul luogo individuato dall'ex premier in cui svolgere l'attività sociale. Stando agli ultimi rumors di palazzo, la preferenza andrebbe per una struttura nella Capitale, dove da poco il Cavaliere ha spostato la sua residenza. Dopo il lungo vertice con Raffaele Fitto e alcuni "lealisti", terminato a notte fonda, anche la giornata di oggi è fitta di incontri. Berlusconi in mattinata ha ricevuto Gianni Letta, di passaggio anche Fedele Confalonieri. Poi Marcello Dell'Utri e i leader di Fratelli D'Italia, La Russa, Meloni e Crosetto. Poi, a pranzo, è stata la volta degli europarlamentari. Solo in serata, per cena, si dovrebbe svolgere l'atteso faccia a faccia con il segretario Angelino Alfano, ora impegnato in Calabria per partecipare al forum su "Criminal economies". Salvo sorprese dell'ultimo minuto, l'incontro di stasera con il segretario chiudera' il giro d'orizzonte che l'ex premier ha svolto con le varie anime del partito per tentare di mediare tra le diverse posizioni ed evitare una spaccatura. Non è detto, però, che il Cavaliere tiri le fila a breve, assumendo una decisione finale. Anche perché, al momento, le posizioni dei "lealisti" e dei "governativi" e "alfaniani" restano distanti. Sarà per questo, che con gli europarlamentari Berlusconi non ha nascosto le difficoltà così come non ha negato il proprio malumore e l'amarezza per quanto è successo. "Chi si divide, ha chiarito, finisce per fare da satellite, da stampella della sinistra. Ma certo, ha rilevato - riferiscono alcuni dei presenti al pranzo - ci sono state posizioni poco chiare i giorni antecedenti alla fiducia al Senato. I ministri avevano già concordato con Letta che le loro dimissioni sarebbero state respinte, ha detto il Cavaliere. Avevano già rassegnato le loro dimissioni spiegandomi che non si poteva andare avanti. Mi hanno detto "sì, non ti preoccupare siamo con te", e poi, invece, hanno deciso di voler votare la fiducia", ha ricordato l'ex premier. Nessuna critica diretta, però, nei confronti del segretario Alfano. Berlusconi ha spiegato di essere andato in Aula al Senato e di aver scoperto solo allora che c'era un documento pronto di 23 senatori disponibili ad andarsene. A quel punto l'ex presidente del Consiglio, irritato per non essere stato informato dai suoi sulla reale entità della spaccatura, ha optato per il sì alla fiducia. "C'era il rischio - ha sottolineato il Cavaliere - che si formasse un nuovo governo non amico". Infine, Berlusconi - tornando a lamentare il trattamento riservatogli da certi magistrati e dalla sinistra, con una vera e propria lesione della democrazia - è tornato sulle vicende del partito, dicendosi convinto del fatto che Fitto e Alfano non vogliono realmente dividersi, se si confrontano si capiranno. Raffaele e Angelino non vogliono dividersi, avrebbe affermato l'ex Premier, ma sono istigati da altri, da chi sta loro intorno.

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