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Napolitano: «Crisi di Governo sarebbe fatale per l'Italia»

NAPOLITANO, EMERGENZA RESTA GRAVE, AVANTI CON RIGORE

Sulla grazia a Berlusconi: «Non ho ricevuto domande a cui dare risposta»

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«Di qualsiasi sentenza definitiva, e del conseguente obbligo di applicarla, non può che prendersi atto. Ciò vale dunque nel caso oggi al centro dell'attenzione pubblica come in ogni altro»: il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano con una lunga nota ha risposto alle sollecitazioni politiche sulla possibilità di concedere la grazia a Silvio Berlusconi e tracciato uno scenario possibile in caso di crisi di Governo. «In quanto ad attese alimentate nei miei confronti, va chiarito che nessuna domanda mi è stata indirizzata cui dovessi dare risposta – scrive Napolitano – L'articolo 681 del Codice di Procedura Penale, volto a regolare i provvedimenti di clemenza che ai sensi della Costituzione il Presidente della Repubblica può concedere - prosegue il Capo dello Stato - indica le modalità di presentazione della relativa domanda. La grazia o la commutazione della pena può essere concessa dal Presidente della Repubblica anche in assenza di domanda. Ma nell'esercizio di quel potere, di cui la Corte costituzionale con sentenza del 2006 gli ha confermato l'esclusiva titolarità, il Capo dello Stato non puo' prescindere da specifiche norme di legge, né dalla giurisprudenza e dalle consuetudini costituzionali nonché dalla prassi seguita in precedenza. E negli ultimi anni, nel considerare, accogliere o lasciar cadere sollecitazioni per provvedimenti di grazia, si è sempre ritenuta essenziale la presentazione di una domanda. Ad ogni domanda in tal senso, tocca al Presidente della Repubblica far corrispondere un esame obbiettivo e rigoroso - sulla base dell'istruttoria condotta dal Ministro della Giustizia - per verificare se emergano valutazioni e sussistano condizioni che senza toccare la sostanza e la legittimità della sentenza passata in giudicato, possono motivare un eventuale atto di clemenza individuale che incida sull'esecuzione della pena principale». Una crisi di governo dopo 100 giorni porterebbe «incertezza e instabilita» impedendo al Paese di di riagganciare la ripresa. «La preoccupazione fondamentale, comune alla stragrande maggioranza degli italiani - si legge nella nota del Quirinale - è lo sviluppo di un'azione di governo che, con l'attivo e qualificato sostegno del Parlamento, guidi il paese sulla via di un deciso rilancio dell'economia e dell'occupazione. In questo senso hanno operato le Camere fino ai giorni scorsi, definendo importanti provvedimenti; ed essenziale è procedere con decisione lungo la strada intrapresa, anche sul terreno delle riforme istituzionali e della rapida (nei suoi aspetti piu' urgenti ) revisione della legge elettorale. Solo cosi' si puo' accrescere la fiducia nell'Italia e nella sua capacità di progresso».

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