Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Squinzi: la situazione è difficile, la politica non deve deludere

default_image

  • a
  • a
  • a

GiorgioSquinzi considera «magro» il «bilancio dei governi degli ultimi anni sul fronte della crescita» e chiede «l'impegno di tutti», assicurando che le imprese sono «pronte a fare la loro parte». Il presidente di Confindustria sostiene che «sarebbe un bene che la politica, nell'interesse del paese tornasse ad ascoltare chi porta contributi concreti e seri. Soprattutto per se stessa: non può ancora una volta deludere gli italiani. Il Paese si aspetta di mettere la testa fuori da questa cappa di piombo. Io sono ottimista per natura e vorrei trasmettere a tutti il messaggio che ce la possiamo fare». Il presidente di Confindustria, «fermamente convinto» che l'Italia possa crescere almeno del 2% l'anno da qui al 2018, spiega che «siamo di fronte a una tempesta perfetta dove tutti devono remare nella stessa direzione». Con i sindacati - sottolinea - «c'è un dialogo costante» e nel piano della Cgil «ci sono alcuni obiettivi e misure condivisibili, altre meno, come è normale che sia. C'è una visione verso le imprese, che oggi mi pare un po' antiquata, ma c'è un importante punto di contatto: il rapporto tra rigore e crescita». Citando l'esempio dell'Ilva come caso emblematico, Squinzi sostiene che serve certezza del diritto, regole chiare con applicazione veloce e certa. Le imprese italiane che delocalizzano in Canton Ticino lo fanno non solo per il peso del fisco italiano ma anche perchè là per avere una valutazione di impatto ambientale ci vogliono al massimo 60 giorni, mentre in Italia bisogna aspettare 2 o 3 anni. Il «progetto per l'Italia» presentato da Confindustria è una proposta concreta - afferma Squinzi - chi porta contributi di questo tipo dovrebbe essere piu' ascoltato: «O si rimette in moto il Paese o perdiamo tutti». Infine Squinzi si dice «fermamente convinto che il Paese possa crescere almeno del 2% l'anno da qui al 2018, riportare la quota di manifatturiero dal 16% al 20% (la Germania è al 26%) e far scendere il debito intorno al 100% del Pil, con un'occupazione che può aumentare di 1,8milioni di unità sempre entro il 2018».

Dai blog