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Scajola rinuncia, è la fine

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della vecchia Forza Italia I fondatori del partito non tornano in Parlamento: da Valducci a La Loggia, da Pisanu a Frattini

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ClaudioScajola, ex ministro e uomo della prima guardia di Forza Italia, si è chiamato fuori dalla corsa per il posto in lista. Con un poche righe ha spiegato la sua scelta «per la dignità mia e della mia famiglia non sopporto più esami da parte di alcuno sulla mia moralità. Per queste ragioni ritiro la mia candidatura». Non prima di segnalare che «per quel che concerne le mie vicende giudiziarie, tocca ricordare, nero su bianco, che Claudio Scajola ha inanellato solo archiviazioni, proscioglimenti e tanti mal di pancia». Fuori dalla mischia insomma prima che - filtra dal suo entourage - le semplificazioni mediatiche inserissero Scajola sul banco degli imputati ovvero nel gruppo dei cosiddetti impresentabili delle liste Pdl. Un passo indietro che, se gli costerà il posto in Parlamento, potrebbe assicurargli un ruolo di maggior peso all'interno del Pdl. A Palazzo Grazioli, dove si lavora giorno e notte per stendere le liste elettorali, infatti, il suo gesto non sarebbe passato inosservato. Il principio che anima una parte dello staff del Cavaliere incaricato fare la fortuna o la sventura degli aspiranti candidati, è quello per il quale i padri nobili e quelli che sul territorio hanno un seguito elettorale, ma che presentano profili attaccabili dai concorrenti, facciano un passo indietro in cambio di ruoli di responsabilità nel partito. Tattica elettorale che, nel caso di Scajola, rischia di non essere compresa dalla base dell'ex ministro in Liguria. I malumori espressi da consiglieri regionali e provinciali e dai sindaci si sarebbe spinto fino alla ipotizzata discesa a Roma in pullmann per protestare sotto le finestre di via del Plebiscito. Solo la neve per ora avrebbe fermato i «bollenti spiriti» degli scajoliani. Per l'ex ministro che fa un passo indietro volontariamente sono diverse le posizioni degli uomini storici di Forza Italia nella prossima tornata di voto. Anche uno dei fondatori storici del partito come Mario Valducci, ex manager Publitalia, ha deciso dopo 19 anni di fare un passo indietro. Questa volta nessun ripensamento tardivo. Già a dicembre Valducci chiese a Berlusconi di non essere ricandidato. Obiettivo: tornare nella società civile a svolgere la professione iniziale e cioè quella di commercialista e revisore contabile. «Ho avuto molte soddisfazioni dalla politica, mi ha arricchito il lungo percorso in Parlamento ma l'ho sempre considerato una parentesi» he spiegato Valducci a Il Tempo. «Nessun rimpianto - ha aggiunto - ma solo una speranza tradita. Quella di aver lottato per cambiare il Paese senza riuscirci definitivamente per le condizioni che abbiamo avuto contro». Resta al contrario incerto il destino del senatore Marcello Dell'Utri, in bilico tra la volontà di Berlusconi di non prestare il fianco a critiche sugli impresentabili e l'esigenza di mantenere fede al principo costituzionale della presunzione di innocenza fino alla sentenza definitiva. Diverso il destino di Enrico La Loggia, uno dei primi politici siciliani ad aderire nel 1994 al partito fondato da Berlusconi, per lui infatti l'esclusione è ormai un dato accertato. Anche Franco Frattini, ministro degli Esteri del precedente governo Berlusconi, ha dato forfait. Nessuna corsa per il Parlamento prossimo venturo. Una decisione annunciata dal suo blog con una lunga lettera nella quale ha spiegato che dopo aver deciso, a novembre, di sostenere l'Agenda Monti, si è disimpegnato per continuare a sostenere la creazione di un Ppe italiano nella qualità di presidente della Fondazione Alcide De Gasperi e come responsabile della politica estera del Ppe. «Senza ulteriore candidatura» ha spiegato. Nel limbo tra il passo indietro e la permanenza tra gli scranni dei palazzi della politica c'è anche uno dei più longevi politici italiani come Giuseppe Pisanu. Uomo della prima ora di Forza Italia del 1994 dopo lo scioglimento dela Democrazia Cristiana. Anche Pisanu si è lasciato tentare e inizialmente incantare dalle sirene montiane. Un innamoramento finito dopo le richieste del Professore di far passare la sua candidatura al vaglio del commissario Enrico Bondi. Una procedura assai sgradevole, quella degli esami per titoli, per un politico di lungo corso come lui. Da lì il possibile riavvicinamento al Pdl nella liste della Sardegna. Non è ancora chiaro però se il suo nome apparirà accanto al simbolo della coalizione berlusconiana. Degli iniziali fondatori di Forza Italia, a parte quelli ormai fuori dalla politica e quelli impegnati in altri incarichi come Antonio Tajani a Bruxelles, l'unica certezza del prossimo Parlamento resta Antonio Martino con un posto quasi blindato in Sicilia.

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