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La Lega: Berlusconi premier? No Salta l'accordo con il Carroccio

Berlusconi e Bossi

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Più no che sì. Berlusconi e Lega sono a un passo da dirsi definitivamente addio. Addio all'accordo in Lombardia, addio a quello nazionale. Dopo due ore di vertice ieri a Milano con Roberto Calderoli – doveva esserci Roberto Maroni che invece è rimasto nella sede del partito – la situazione si è complicata ancora. Perché i leghisti chiedono che Berlusconi faccia un passo indietro. Ritiri cioè la sua candidatura a premier, lasciando quel posto ad Angelino Alfano – o a qualcun altro – rimanendo comunque a capo della coalizione. Il ritorno in campo del Cavaliere – è da settimane il ragionamento della Lega – porta pochi voti in più dalle file dei delusi del Pdl ma rischia di allontanare l'elettorato leghista contrario a una nuova alleanza con Berlusconi. Il Cavaliere, però, continua a non voler considerare chiusa la partita: «Con la Lega in questo momento è ancora tutto aperto, ma non possiamo accettare le cose a scatola chiusa. Siamo in discussione perché ci sono alcune cose che non ci convincono». Ma anche senza il partito di Maroni, ha garantito Berlusconi uscendo dal vertice, il Pdl «può avere lo stesso la possibilità di vincere». «Io spero si possa raggiungere un accordo - ha aggiunto – ma non è una cosa obbligatoria e non è possibile distinguere tra regionali e politiche». Chiuso definitivamente, invece il capitolo Albertini, l'ex sindaco che si è candidato a guidare una lista di Moderati per la Lombardia: «Ha preso questa decisione e non insisto più». Che la trattativa non stesse andando per il verso giusto si era capito dal tweet «lanciato» dal segretario Angelino Alfano a incontro quasi finito e quando Calderoli aveva già lasciato la casa di Berlusconi in via Rovani senza dire una parola ai giornalisti: «Discussione con Lega ancora in corso. Alcune importanti questioni, però, non ci convincono e potrebbero indurci a separare nostro percorso». Poco dopo Alfano ha lasciato il vertice anche lui senza dire nulla. Berlusconi era arrivato a Milano in tarda mattinata con il Frecciarossa, accompagnato dalla fidanzata Francesca Pascale. E all'arrivo alla Stazione Centrale aveva subito attaccato quello che è ormai a tutti gli effetti il suo vero avversario, Mario Monti. Colpevole di aver guidato un governo nato da un complotto. Per questo il Cavaliere ha promesso un'iniziativa «forte»: «Quell'operazione è stata un grandissimo scandalo. Ho sentito dire da Monti stesso e da altri ministri che eravamo sull'orlo del burrone e della catastrofe: bene, queste cose qua sono mascalzonate. In quel momento c'è stata una vera e propria congiura diciamolo chiaro e noi vincendo instaureremo subito una commissione per esaminare quei fatti». Nella «congiura» secondo Berlusconi è entrato anche il leader di Fli: «Per quale motivo Fini ha lasciato il partito di cui era co-fondatore, praticamente il numero due, il mio successore, per passare con l'opposizione e finire per raccogliere adesso l'uno per cento con un partitino politico? Si deve scavare per capire quali sono state le motivazioni». «Se non ci fosse stato quel vulnus – ha proseguito – io, in questo momento, sarei ancora presidente del Consiglio e le cose in Italia non sarebbero andate così male». E male per Berlusconi andrà sicuramente l'avventura politica del Professore: «Era qualcosa che non mi aspettavo dopo le sue reiterate dichiarazioni. C'è stata una gran delusione da parte di tutti, una perdita di credibilità da parte del personaggio e le promesse di marinaio non sono un buon viatico per avere la fiducia degli elettori». E l'ultima frecciata a Monti riguarda l'introduzione dell'Imu, la tassa che Berlusconi si è impegnato a togliere in caso di vittoria. Almeno quella sulla prima casa. E per dimostrare quanto il governo Monti sia da considerare inaffidabile Berlusconi ha rivelato un suo intervento «personale»: «Un esempio incredibile è quello dell'Imu imposta alla Torre della Ricerca della Città della Speranza di Padova. E allora annuncio che ho deciso di pagare i quasi 90 mila euro che il governo chiede a questo nostro polo di eccellenza nella ricerca oncologica pediatrica. Quei soldi li preleveremo dal nostro gruppo al Senato».

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