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Il Pd sceglie i parlamentari. «I big sconfitti non saranno ripescati»

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Piùdi 900 i candidati e chi, anche tra i big, dovesse perdere non sarà ripescato nella lista bloccata del segretario Bersani. Almeno a quanto assicurato dai vertici del partito. Oggi si vota in Piemonte, Liguria, Alto Adige, Lombardia, Umbria, Abruzzo, Molise, Campania, Calabria. Domani sarà la volta di Veneto, Friuli, Emilia Romagna, Toscana, Marche, Lazio, Puglia, Basilicata, Sicilia e Sardegna. I seggi saranno aperti, grazie al lavoro di 50mila volontari, dalle 8 alle 21. Potranno votare tutti gli iscritti al Pd del 2011 che abbiano rinnovato la tessera entro il giorno del voto e coloro che hanno votato alle primarie del 25 novembre. Sarà chiesto un contributo di 2 euro. Si potranno esprimere due preferenze, una a favore di una donna e l'altra a favore di un uomo. Qualora le due preferenze fossero a favore di candidati dello stesso sesso, la seconda nell'ordine sarà considerata nulla. Molti i nomi noti in corsa per un posto in lista. In Piemonte spiccano Cesare Damiano, probabile futuro capolista, e Pietro Marcenaro. In Lombardia sono in corsa tra gli altri Barbara Pollastrini e Pippo Civati. A Ravenna gareggia Josefa Idem. Affollata la competizione soprattutto a Roma, con i giovani turchi Stefano Fassina e Matteo Orfini, e numerosi parlamentari uscenti, da Roberto Morassut a Vincenzo Vita a Roberto Giachetti. Quanto alle «derogate» più illustri, Anna Finocchiaro è candidata a Taranto e Rosy Bindi a Reggio Calabria. Tra gli esentati l'ex capo della Procura Antimafia Piero Grasso, primo dei rappresentanti della società civile che Bersani ha inteso schierare tra i capilista e che ieri ha presentato la propria candidatura proprio al fianco del segretario: «Ho fatto il pretore, il procuratore, ho lavorato a fianco di Falcone, ho fatto il consulente della commissione Antimafia e infine il capo della Dia, ora tutte queste esperienze voglio metterle a disposizione del Paese», ha chiarito Grasso, «il mio impegno cambierà e lo porterò in politica, per cercare di cambiare il Paese. Io ci credo e questo mi fa sentire giovane». Bersani ha annunciato la prossima comunicazione di altri nomi della società civile ma ha chiuso alla candidatura di ministri dell'attuale governo: «Non vorrei -ha affermato il segretario - che un governo nato come esecutivo tecnico di transizione venisse sbranato un po' da una parte un po' dall'altra nella competizione elettorale».

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