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Per Giorgio Napolitano è stata una normale giornata di lavoro.

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Ierili ha semplicemente ricevuti ufficialmente al Quirinale per le consultazioni che seguono le dimissioni, stavolta già annunciate, del presidente del Consiglio. Nessun leader di partito, solo i rappresentanti dei gruppi parlamentari. La delegazione Pdl è stata ricevuta alle 10. Mezz'ora di colloquio con i capigruppo Maurizio Gasparri e Fabrizio Cicchitto. Mezz'ora anche per i Democratici Anna Finocchiaro e Dario Franceschini. Poi venti minuti a testa fino alle 13, pausa pranzo e, nel pomeriggio, faccia a faccia con il presidente del Senato Renato Schifani e quello della Camera Gianfranco Fini. Alle 17 il segretario generale del Quirinale Donato Marra ha comunicato ai giornalisti che il presidente della Repubblica aveva firmato il decreto di scioglimento delle Camere. Nel frattempo a Palazzo Chigi si riuniva il Consiglio dei ministri per approvare il decreto di convocazione dei comizi elettorali. Si voterà il 24 e il 25 febbraio, le nuove Camere si riuniranno per la prima volta il 15 marzo. In mezzo a tanti necessari passaggi burocratici però, Napolitano si è presentato davanti a microfoni e telecamere. «Non ho molto di che alimentare i vostri taccuini - ha esordito -. Avete saputo che ho appena firmato il decreto di scioglimento delle Camere, e questa è stata la conclusione prevista e la conclusione già segnata dai fatti». Il Capo dello Stato ha ripercorso le ultime settimana. Angelino Alfano che il 7 dicembre sale al Colle per comunicare che il suo partito considera «chiusa» l'esperienza del governo Monti. L'intervento del segretario Pdl in aula alla Camera. La decisione del premier di non rimanere sulla graticola. L'approvazione delle legge di stabilità. «La strada era segnata - ha proseguito - ed è stata percorsa anche con eccezionale impegno dalle due Assemblee parlamentari della Camera e del Senato, per poter dare luogo a quei fondamentali, inderogabili adempimenti legislativi ed anche ad altri. Voglio dire con molta chiarezza che non esisteva alcuno spazio per sviluppi in sede parlamentare». Troppo poco il tempo da qui alla fine delle legislatura. Così tutto è andato come doveva andare, senza «alcuna ombra da chiarire». Poco altro da aggiungere. «Ho visto che qualche giornale - ha spiegato Napolitano - parla di un mio messaggio al Paese. Vorrei ricordare che c'è, diciamo, la prassi consolidata che il presidente della Repubblica un messaggio al Paese lo rivolga a reti televisive unificate la sera del 31 dicembre: un messaggio di auguri che naturalmente sarà anche un messaggio di riflessione su quello che è accaduto e su quello che attende il Paese». Quindi spazio a qualche domanda. Anche se Napolitano ha evitato giudizi sulla politica del rigore messa in campo dal governo e si è limitato ad auspicare che «la campagna elettorale sia condotta col massimo di misura, con lo spirito competitivo ma costruttivo che la situazione esige. Spero che questa raccomandazione trovi riscontro nei comportamenti effettivi di tutte le forze politiche, di tutti i gruppi, di tutti i candidati». E quando gli è stato chiesto cosa pensasse delle preoccupazioni del Pdl per un'eventuale candidatura di Monti che toglierebbe al Professore la «propria neutralità», Napolitano ha risposto secco: «Ho preso nota di quella preoccupazione e la trasmetterò al Presidente del Consiglio». Chissà se quella preoccupazione è condivisa anche dal Capo dello Stato. Di certo ne ha già parlato con il diretto interessato nei giorni scorsi, ma probabilmente anche ieri sera quando, alle 18, ha ricevuto il premier per gli ultimi adempimenti burocratici. Il Professore, a quanto si apprende, avrebbe illustrato a Napolitano le linee del manifesto-memorandum che presenterà oggi in occasione della conferenza stampa di fine anno. Un documento che dovrebbe essere la base programmatica su cui costruire la coalizione montiana. Una coalizione che in molti vorrebbero guidata da Monti. Ma nelle ultime ore i dubbi del premier sono aumentati. L'impressione è che resterà fuori dalla mischia. E la cosa di certo non dispiace a Napolitano. Nic. Imb.

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