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Tanto Monti è riservato e dosa le parole con il misurino, tanto il ministro Riccardi è loquace al limite dell'invadenza al punto da sembrare quasi il portavoce del premier.

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Eproprio questo suo interventismo potrebbe trasformarsi in un boomerang. Se davvero come indicano i rumors Monti non dovesse scendere in campo, Riccardi sarebbe tra quelli a restare con il cerino in mano. Il ministro ha fiutato il pericolo e ieri ha intensificato il suo attivismo per compattare i centristi e tenere alto il morale. Perchè nel movimento di Montezemolo, di cui Riccardi fa parte come una punta avanzata, c'è un clima funereo. Ecco quindi che Riccardi dal microfono del Tg3 avverte: «Se Monti si farà da parte faremo anche noi una riflessione rapida e prenderemo la nostra decisione. Certo c'è una società civile che ha voglia di prendersi delle responsabilità. Misureremo questa voglia di fare con le possibilità». Poi continua a farsi interprete delle intenzioni del premier: «non credo stia prendendo tempo, ma che stia assestando la sua visione, quello che abbiamo fatto come governo e quello che si dovrà fare secondo lui. Mi sembra un modo corretto e molto nuovo che spacca una politica urlata». Ma sono bastate queste dichiarazioni da quello che da settimane viene considerato il suo portavoce a rendere sempre più credibile l'ipotesi della decisione di Monti di farsi da parte. Peraltro è stato sempre Riccardi ad anticipare le linee guida del pensiero montiano. Così ieri a inizio giornata, quando sembrava meno incerta la candidatura di Monti, Riccardi diffondeva ottimismo sulla conferenza stampa di oggi: «Sarà un discorso di grande respiro e grande chiarezza. Io credo che quella sarà l'occasione per guardare con speranza al futuro del Paese. Per il centro vedo buone prospettive e vedremo come si disporranno le forze in campo in funzione delle parole del presidente, perché non è una questione di persone ma di contenuti». Riccardi faceva anche azione di compattamento dei centristi. Membro della prima ora del movimento di Montezemolo, Verso la Terza Repubblica, proprio in queste ultime ore nelle quali ha preso quota l'ipotesi della rinuncia di Monti alla candidatura e si è diffuso un certo pessimismo tra i centristi, Riccardi sprona tutti ad andare avanti. Così mentre tra coloro che credono nella lista Monti si è diffuso lo sconcerto e il passaparola del rompete le righe, Riccardi si dà un gran da fare per mantenere la compattezza nel movimento. Il ministro della Cooperazione internazionale in una delle numerose interviste ripete che «l'eredità di Monti può essere raccolta da tutti i partiti tranne quelli dichiaratamente antieuropei. Detto questo, sullo spessore e le caratteristiche di questa eredità bisogna meditare: penso che senz'altro potrebbe essere anche raccolta da una forza politica che si ispira direttamente a lui». Forte dei rapporti con il mondo cattolico manda messaggi rassicuranti oltre Tevere. In un editoriale su Famiglia Cristiana, declina i temi cari alla Chiesa. Si fa garante che ci sarà «un impegno di solidarietà più diffuso» e che il rapporto tra la politica e gli italiani «sarà fondata non sull'emotività, ma sulla sincerità». E proprio contro il populismo non solo Monti ma anche le istituzioni ecclesiastiche hanno battuto con vigore nelle ultime settimane. E Riccardi chiamando a raccolta il mondo cattolico attorno al premier insiste che «con Monti si è aperta una nuova stagione politica, un punto da cui partire». D'altronde il ministro, noto studioso della Chiesa e fondatore, nel 1968, della Comunità di Sant'Egidio sa quali sono i temi sensibili per il mondo cattolico. Questa ansia del cambiamento Riccardi l'ha avuta sempre. «Io avevo soprattutto l'idea che il mondo dovesse cambiare, che fosse necessario interrogarsi sul modo di cambiarlo, che bisognasse inventare il futuro, cambiare le regole del gioco». Sembrano parole dette ora ma si riferiscono al '68. E questa spinta al rinnovamento Riccardi l'ha intravista prima in Monti e poi nel movimento di Montezemolo. Ora il sogno rischia di infrangersi contro il conservatorismo della politica. L.D.P.

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