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Imercati snobbano la politica. Lo spread scende sotto 300 punti

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Oforse non c'è mai stato. I mercati internazionali non si sono assolutamente spaventati delle annunciate dimissioni di Monti e lo spread impazzito del primo lunedì successivo all'annuncio sembra ridursi, ora più che mai, al giochino di Natale di qualche furbetto del quartierino rimasto ancora a spasso nelle sale trading, piuttosto che in qualche sala da cui ammirare il sole a scacchi. Già, meraviglia per molti, conferma per pochi che vivono analizzando l'economia con freddezza e distacco, lo spread è sceso sotto i 300 punti. La fiammata iniziata due settimane fa con l'addio del Pdl a Monti è stata tutta riassorbita. E questo nonostante la campagna video elettorale che ha avviato Silvio Berlusconi e la tentazione, più o meno tradotta in pratica, di Monti di diventare politico. Insomma le fibrillazioni politiche sono iniziate ma lo spread se ne sta altamente infischiando. Così come stanno maldestramente facendo tutto coloro che finché poteva essere usato contro il Cav gridavano alla mancanza di credibilità del paese indotta dalla sua presenza, e che ora non possono più farlo. Scremato, quindi, dalla parte demagogica e di legittima tattica politica, lo spread, il differenziale di rendimento tra Btp e Bund, ha rotto la quota di 300 punti base, e ha sfiorato i 287 punti base, obiettivo indicato dal premier poco prima di perdere il sostegno del centro-destra. Dopo le incertezze iniziali, i mercati tornano a comprare le obbligazioni italiane, e quella degli altri Paesi presi di mira per le difficoltà di bilancio e l'alto debito come la Spagna. Non solo. Lo spread scende anche perché continua inesorabile l'uscita dal bund tedesco, ieri porto sicuro contro il rischio, oggi poco attrattivo dati i rendimenti ridotti all'osso. Torna un po' di ordine dunque anche nelle regole fondamentali della finanza che spiegano come il denaro in senso lato, il capitale deve essere sempre naturalmente ben remunerato. Soldi che fruttano poco sono l'eccezionalità dei sistemi e non la regola. Il premio di rendimento dei Btp decennali italiani è sulla base di queste condizioni tornato sotto la soglia psicologica dei 300 punti base, con un rendimento al 4,39%, ai minimi da fine novembre 2010, lontanissimo dall'oltre 7% della fase più acuta della crisi. Il dato ha segnato un minimo a 288 punti base, appena un centesimo al di sopra dei 287 indicati da Monti lo scorso 3 dicembre. Lo spread è poi risalito chiudendo a 296 fra le incertezze sul quadro politico e il rinvio del via libera alla Legge di stabilità. Ma è la tendenza quella che conta. E il clima internazionale, che gli opinion leader italiani continuano a non considerare, abbarbicati sulla rete del piccolo pollaio politico italiano, e che invece è il luogo dove maturano i fatti e le decisioni che sì muovono i differenziali di rendimento Del calo dello spread ne beneficiano fra gli altri, anche la Spagna, scesa a 380 punti. Cedono terreno, invece, i prezzi del Bund tedesco, facendo salire il rendimento del titolo più gettonato durante la fase acuta della crisi a oltre l'1,45%, segno che gli investitori si stanno riposizionando sulla periferia oggi meno rischiosa alla ricerca di tassi più remunerativi. Lo snodo è la decisione di martedì scorso di alzare il rating della Grecia da parte di Standard&Poor's togliendo Atene di fatto dalla stato di default. Questo ha consentito alla Bce di tornare ad accettare i titoli di Stato della Grecia come collaterali e alle banche di ricominciare a chiedere prestiti all'Eurotower.

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