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La parola d'ordine è aspettare.

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Nelledue settimane comprese tra il 10 e il 24 febbraio. Al momento, quindi, è inutile agitarsi. Non lo fa il Professore che vuole prendersi tutto il tempo necessario per valutare una possibile candidatura. Non lo fa Giorgio Napolitano che dopo aver preso atto della scelta di Monti vuole osservare gli sviluppi. Italiani e non solo. L'impressione è che il Capo dello Stato abbia capito che dalle mosse dei prossimi giorni dipenderà non solo il destino del Paese ma anche la possibile archiviazione, definitiva, di Silvio Berlusconi. Un primo colpo al Cavaliere potrebbe arrivare, oggi, dai mercati. «Vedremo cosa faranno» risponde Napolitano a chi lo interroga a margine del concerto di Natale al Quirinale. Poche battute cui, nei prossimi giorni, non ne seguiranno altre. Almeno questa è l'intenzione del presidente della Repubblica che annuncia: «Parlerò tra otto giorni, in occasione della cerimonia di saluti con le alte cariche dello Stato e lì farò le mie valutazioni». In ogni caso, aggiunge, non è sua intenzione tirarsi indietro prima del tempo: «Facciamo tutto quello che dobbiamo fare, fino all'ultimo giorno». Parole che sembrano confermare la scansione degli appuntamenti. Se infatti, come sembra, la legge di Stabilità dovesse essere approvata entro il 21 dicembre e le elezioni celebrate a metà febbraio, le nuove Camere e il nuovo governo dovrebbero insediarsi intorno alla metà di marzo. Cioè a meno di un mese dalla scadenza naturale della legislatura prevista il 13 aprile. E lo stesso Napolitano, a quel punto, chiuderebbe la sua esperienza al Quirinale con un leggero anticipo. Tutto questo, però, appartiene ad un futuro, almeno politicamente, ancora lontano. La settimana decisiva, e questo al Quirinale lo sanno bene, è quella che si apre oggi. Il rischio che la speculazione prenda di mira il nostro Paese è tutt'altro che un'ipotesi remota. Per questo il livello di allarme, sul Colle, resta alto. Ma se con un occhio Napolitano osserva la situazione internazionale (la diplomazia si starebbe già muovendo per rassicurare le cancellerie "amiche" e tranquillizzare i Paesi più sospettosi sul futuro dell'Italia) con l'altro non perde di vista i lavori parlamentari. Il Pdl dovrebbe continuare con la strategia dell'astensione, ma l'impressione è che il numero dei dissidenti rispetto alla linea berlusconiana possa crescere. E questo, ovviamente, potrebbe condizionare tanto le scelte di Monti quanto quelle del Capo dello Stato che ieri, a margine del concerto, ha avuto un lungo colloquio con Gianni Letta. Di certo c'è che tra otto giorni, nelle sue «valutazioni», Napolitano potrebbe tornare a criticare l'atteggiamento dei partiti che, pur sollecitati più volte, non sono stati in grado di modificare la legge elettorale. Il presidente, infatti, non vuole assolutamente passare come «complice» di ciò che è accaduto. Tutto questo, però, accadrà tra otto giorni. Adesso è il momento del silenzio e dell'attesa. L'Italia non ha bisogno di mostrarsi all'esterno più in crisi di quanto già non appaia. E questo Napolitano lo sa meglio di tutti. Nic. Imb.

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