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Così Matteo può scalare il centrodestra

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Il Partito democratico oggi chiude un percorso e apre un nuovo capitolo della sua storia. La campagna per le primarie è stata un banco di prova significativo per Pierluigi Bersani e un lancio a decollo verticale per Matteo Renzi che anche in caso di sconfitta (probabile) ha aperto un varco enorme nella politica italiana. Il sindaco di Firenze ha due strade davanti: lanciare una scalata interna al Pd o provare a creare un nuovo soggetto politico che «pesca» elettori da destra e da sinistra che non si riconoscono nei partiti, Pd e Pdl, che hanno segnato gli ultimi vent'anni di storia politica. Vedremo stasera il risultato del voto, ma un nuovo inizio è già segnato nell'agenda del Paese. Di fronte a questo scenario manca ancora la risposta del centrodestra e del partito che nel 2008 aveva vinto a mani basse le elezioni, il Pdl. Il 38 per cento di quella tornata elettorale è lontano anni luce, ci sono almeno venti punti di distanza, un progetto di governo nazionale fallito, due giunte regionali cadute (Lombardia e Lazio), la città simbolo persa (Milano), un leader (Berlusconi) in declino, un segretario (Alfano) che ha bisogno di spazio ma ha margini di manovra molto stretti. Berlusconi sta giocando la sua ultima partita, Alfano sta gestendo il confronto con uno stop and go che per ora gli ha consentito di guadagnare tempo. Il Cavaliere vuole votare con il Porcellum per mantenere il suo potere di «aggregatore» di una piccola coalizione. È un disegno puramente difensivo, personale, senza una visione, una prospettiva politica reale. Andare al voto con la vecchia legge è un suicidio politico perché il centrosinistra bersaniano con il vecchio sistema vince facile e controlla l'ascesa di Renzi, ma consentirebbe a Berlusconi di gestire le candidature in toto. Non è uno scambio accettabile: significa bloccare ancora per un lungo giro la democrazia italiana, impedire il rinnovamento della sua classe dirigente e concentrare nelle mani di un solo uomo il destino di un centrodestra che invece ha bisogno di liberare nuove energie e rimettersi in gioco. Fare una traversata nel deserto si può, ma a patto di non perire durante il cammino. E questo è possibile solo se il viaggio ha una destinazione precisa: la rifondazione del blocco politico conservatore. Con Berlusconi in campo e la vecchia legge elettorale, provare a costruire un rassemblement di forze e movimenti che si riconoscono intorno ai valori di un partito popolare e nazionale, è quasi impossibile. Lo status quo è letale. Perché se Renzi decide di fare lui una traversata di diverso tipo, staccandosi dal Pd e provando a catturare i consensi degli elettori «centristi» in cerca di una nuova casa - e di democrazia - allora il Pd perde un pezzo dei suoi voti, ma il centrodestra sparisce per sempre.

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