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Entrate in cabina elettorale e tenete ben saldo il telecomand

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Sì,perché le prossime politiche rischiano di assomigliare molto alla scelta del programma da guardare in tv. Una beffa per chi pensava che col tramonto di Silvio Berlusconi fosse finita l'epoca della videocrazia. Con i tecnici incapaci di stuzzicare l'immaginario e una classe politica sempre più avvitata in inutili dibattiti, al cittadino non resta che rivolgersi al piccolo schermo. Solo una boutade? Può darsi. Eppure gli indizi sono tanti e portano tutti nella stessa direzione: la lista civica. La panacea di tutti i mali, l'unico strumento in grado di recuperare l'elettorato che ha deciso di astenersi oppure di arricchire le fila di Beppe Grillo. Grillo, appunto. Il comico genovese sarebbe in teoria la dimostrazione che non si vive di sola tv. Lui dal piccolo schermo è stato bandito dal lontano 1986: Craxi è in viaggio istituzionale a Pechino e Beppe, durante la memorabile edizione 1986 di Fantastico, si lascia andare a una battuta che si rivelerà premonitrice: «Sapete cosa ha detto Craxi ai cinesi? Ma se qui son tutti socialisti, a chi rubate?». I vertici della Rai tremano, l'unica soluzione è epurare l'imprudente comico. Col senno di poi, è proprio in quel momento che comincia la sua fortuna. Perché Grillo si dimostrerà abilissimo nello sfruttare la «televisione del III millennio»: internet. Apre un blog e, con la regìa di Gianroberto Casaleggio inaugura le picconate alla casta che saranno la base programmatica del Movimento 5 stelle. Il resto è storia nota. Dopo il travolgente successo elettorale a Parma i «grillini» volano nei sondaggi fino ad appaiare al 18% il Pdl. Tanto che, notizia di ieri, a dedicare una prima pagina al fenomento è l'autorevolissimo Financial Times. La firma è di Beppe Severgnini, i toni sono più critici che entusiasti, ma la sostanza non cambia: il quotidiano della City ha sdoganato il comico. «Chiamatelo commediante, clown o showman - si legge - ma Beppe Grillo sarà la più succosa novità della politica italiana per un po'. Vi ricorda qualcuno? Berlusconi senza le morbide donne. O Bossi senza gli scandali». «Agli italiani piace essere drammaticamente governati - conclude Severgnini - e se Monti vorrà restare al potere dopo il 2013 dovrà affrontare gli elettori. Grillo è pronto per la battaglia». Ipartiti sono nel panico. Le provano tutte per non farsi dettare l'agenda dal comico ma forse la soluzione è accettare la sfida sullo stesso campo. Quello della riconoscibilità e della facile presa su un pubblico deluso dai politici di professione. Ci sta pensando da tempo Silvio Berlusconi, scontento della gestione del Pdl dei soliti vecchi noti. L'indiscrezione gira da qualche giorno:l'ex premier ha fatto registrare il nome per una nuova lista civica (Italia Pulita), ha dato a Guido Bertolaso l'incarico di reclutare volti giovani, belli e spendibili e ha individuato il candidato ideale per guidarli. Chi? Gerry Scotti. Sì, proprio il volto del preserale Mediaset, il più amato dalle massaie. Ovviamente il Cav ha smentito, ma l'idea non sarebbe una novità: chi non ricorda gli spot di Raimondo Vianello contro il referendum che aboliva le pubblicità sulle reti private? Oppure l'elezione di Iva Zanicchi a Bruxelles? L'indiscrezione, accolta nel partito con diffidenza, ha in realtà preso piede dopo che sui forum internettiani i militanti hanno festeggiato con insospettabile entusiasmo l'ipotesi. Tanto che il buon Gerry è corso ai ripari con una smentita su Twitter: «Non parlo di ciò che non esiste». Non esiste? In realtà Scotti il politico lo ha già fatto. Dall'87 al '91 è stato deputato socialista, eletto con 9.000 preferenze. Quando compirà 65 percepirà una pensione da parlamentare di 2.500 euro al mese che lui, con innato intuito politico, ha dichiarato devolverà in beneficenza. E poco importa se il Psi di quegli anni non fosse proprio un bell'esempio di come si spendono i soldi pubblici. Sarebbe interessante conoscere l'opinione al proposito di Roberto Saviano. Il fustigatore della Camorra, ora spalla di Fabio Fazio in fortunati programmi televisivi, è la terza tessera del puzzle «video-politico» che si sta componendo. Si parla di una lista civica patrocinata da Repubblica, il giornale-partito sempre meno giornale e sempre più partito. Registi dell'operazione i vari De Benedetti, Scalfari, Mauro e Giannini. Frontman proprio lo scrittore che con Gomorra ha venduto 10 milioni di copie nel mondo. Il programma? Un po' di giustizialismo, uno strizzata d'occhio al terzomondismo e all'America kennediana, quella del sogno veltroniano. Come se il flop dell'ex segretario Pd non avesse insegnato niente. Anche in questo caso, quella che sembrava solo una fantasia ha preso piede a poco a poco, tanto da richiedere una smentita nel numero di Repubblica di domenica scorsa. «Indiscrezioni totalmente prive di fondamento», ha dichiarato un portavoce del Gruppo L'Espresso. A pagina 13, però, in un boxino piccolo piccolo. Così a ridersela è proprio Berlusconi, alla faccia di chi sognava di vederlo morto e sepolto. Con Grillo condivide tante idee (vedi la sparata sull'uscita dall'euro, poi ritirata), è il padre professionale di Scotti nonché l'editore di Saviano con Mondadori. Come dire: è troppo tardi, il contagio è partito, berlusconismo e videocrazia non sono mai stati così in forma.

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